Repubblica, Rossi: “«Ai rosanero non potevo dire di no». E Foschi si tira fuori dalla cessione…”

Ieri giornata decisiva in casa Palermo, sia dal punto di vista tecnico che da quello societario, infatti è stato presentato Delio Rossi, che sarà il nuovo tecnico rosanero per le restanti 4 partite di questo campionato. Inoltre si è arrivato all’accordo tra Arkus Network e il club di Viale del Fante, per la cessione di quest’ultimo. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione sul club rosa. Il cervello gli ha suggerito di fare una cosa, il cuore decisamente un’altra. Ecco perché ha accettato di tornare sulla panchina del Palermo Delio Rossi. «Ero in debito con questa città – dice il tecnico che ha preso il posto dell’esonerato Roberto Stellone – nel momento stesso in cui il club si è trovato in difficoltà e mi ha chiesto se me la sentissi di tornare non ho potuto dire di no. Se avessi dovuto fare un discorso razionale probabilmente non avrei accettato. Sapendo che non sono mago Merlino e che non posso imporre le mani per risolvere i problemi. Sono venuto a dare una mano. Da parte mia c’è entusiasmo, queste quattro partite serviranno per giudicare il modo in cui avremo lavorato». Che il periodo per il club rosanero sia particolare deve essersene accorto anche lo stesso Delio Rossi, a prescindere dalla richiesta di aiuto che gli è arrivata dal
presidente Foschi. In conferenza stampa ieri il protagonista ha rischiato di essere più il presidente che il nuovo allenatore. Al punto che il tecnico a un certo punto si è detto disposto a lasciare la sala stampa al presidente e alle domande sul futuro della società. «State parlando di cose che nemmeno so – sottolinea Rossi – fate nomi di gruppi interessati all’acquisto del club che per me sono sconosciuti, mi sembra cibernetica, mentre io mi occupo di campo. Però da quello che vi sento dire capisco che il mio compito a maggio ragione è quello di tenere isolata la squadra da tutte queste situazioni. Non ho mai fatto e mai la farò la parte di uno che dà alibi ai giocatori. Se non faremo bene dovrà essere solamente per colpa nostra e non perché ci è mancato qualcosa. Non ho mai allenato il Real Madrid, ho lavorato anche in condizioni molto difficili e non ho mai cercato alibi». Una presa di posizione che ha spinto Foschi a intervenire quasi
più per sfogarsi che per prendere posizione rispetto alla vicenda relativa alla cessione del club. «Siamo qui per presentare Rossi – dice provando a riportare il tema della conferenza stampa sul nuovo allenatore – della cessione non voglio occuparmene più, ci sono troppe cose da fare per la squadra. Fra spogliatoio, società, cambio allenatore, ho fatto
tutto io e mi devo occupare di queste ultime quattro giornate di campionato. Io faccio il direttore sportivo, ho cercato di dare una mano facendo il presidente pro tempore, ma non è il mio lavoro. È un lavoro per avvocati e proprio gli avvocati se ne stanno occupando. Non c’è un gruppo più avanti rispetto ad un altro. Parliamo con tanti soggetti, qua serve qualcuno che si accolli i debiti e che faccia in fretta. Non è facile fare questo passaggio di proprietà perché io e De Angeli non possiamo dare le garanzie che ci chiedono i vari interlocutori. Arkus Network? Non ho mai parlato con loro, i rapporti li stanno tenendo con gli avvocati. Ho qualche notizia perché siamo stati vicini di tavolo, siamo vicini d’ufficio. Nelle ultime 48 ore ho dovuto pensare solamente al cambio di allenatore. So che stanno lavorando con molta fretta, l’unica cosa che so è che c’è urgenza di chiudere. Ma non so a che punto siamo. Qualche giorno fa sono stato in federazione a parlare con il presidente Gravina e mi ha fatto i complimenti per quello che abbiamo fatto fino ad oggi, ma adesso tutti sanno che non è semplice arrivare al traguardo. E di questa vicenda me ne sono occupato anche troppo». La palla torna tra i piedi di Delio Rossi che non nasconde la difficoltà dell’impegno. «Questa – dice l’allenatore – è una scommessa come ne ho fatte tante in vita mia. E quando scommetti ti può andare bene o male. Voglio precisare che ho solo un contratto per quattro partite, senza promesse o opzioni per il futuro. Non sono un imbonitore, ma un lavoratore. Cercherò di toccare le corde giuste. Penso di avere l’esperienza giusta per farlo. In questo momento al Palermo servono più uomini che giocatori. Vorrei gente positiva, non gente che si piange addosso. Dobbiamo giocare a calcio. Farò leva sull’orgoglio dei miei giocatori».