Ex rosa, Barberis: «Per un problema fisico, ho temuto di smettere. Al rientro ho provato una forte emozione»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” ha riportato le parole di Andrea Barberis, giocatore del Monza ed ex rosanero, rientrato dopo un brutto infortunio.

Il rischio di non poter più giocare a calcio è stato reale. La paura di dover appendere le scarpe al chiodo nel pieno della propria carriera, a soli 27 anni, è stata tanta. Ma ora l’incubo è finito. E così sabato pomeriggio Andrea Barberis è potuto tornare ad inventare nel cuore del centrocampo del Monza dopo un’estate piena zeppa d’ansia e preoccupazione.

«Alla fine dello scorso campionato – racconta per la prima volta Barberis – mi sentivo sempre stanco e faticavo a respirare profondamente: ho iniziato a sottopormi a diversi esami medici per valutare il mio stato di salute. Sono stato anche ricoverato qualche giorno: mi è stata riscontrata una patologia che per essere curata richiedeva una terapia che mi impediva di subire traumi. E chiaramente uno sport di contatto come il calcio mi avrebbe messo a forte rischio».

Cosa ha provato nel momento in cui i medici le hanno detto che avrebbe dovuto fermarsi? «Mi è caduto il mondo addosso. Sono stati mesi molto difficili: ho seriamente rischiato di non poter più giocare, di non poter fare più il mio lavoro, di dire addio alla mia passione. In ritiro, in Trentino, guardavo i miei compagni allenarsi, sfidarsi negli uno contro uno e nelle partitelle, mentre io potevo fare soltanto palestra o corsetta in solitaria. E’ stata dura: non riuscivo a togliermi dalla testa l’angoscia di non poter più tornare in campo».

Per fortuna, l’incubo non si è trasformato in realtà. «La società mi è sempre stata vicina in tutte le sue componenti. E soprattutto il nostro a.d. Adriano Galliani mi ha permesso di rivolgermi ai migliori specialisti del settore: il dosaggio della terapia è stato cambiato e la paura si è via via trasformata in speranza. Poi, step dopo step, è arrivata un paio di settimane fa la tanto attesa completa idoneità per poter tornare a disputare una partita. E’ stata una vera e propria liberazione».