Escl. Scibilia (dg Venezia): «Palermo? Chi bara va punito. 15 punti non sono una pena, retrocessione sì»

Dopo l’ennesimo ribaltone in serie B, con la decisione del CONI che ha stabilito che i play out debbano essere disputati da Foggia e Salernitana in attesa di conoscere la sentenza sul caso Palermo, la redazione di Ilovepalermocalcio ha intervistato in esclusiva Dante Scibilia, direttore generale del Venezia. Anche i lagunari sono coinvolti nel caos della serie cadetta perché, laddove la Corte d’appello federale decidesse di penalizzare i rosanero ma non di farli retrocedere in serie C, dovrebbero disputare i play out sulla base della classifica conquistata sul campo. Ecco le dichiarazioni del dirigente del Venezia: «C’è stato un parere del Collegio di Garanzia, che è un parere destinato al Consiglio Federale che poi dovrà assumere qualunque decisione. È un parere che nello specifico non corrisponde alla fattispecie che era stata richiesta, ma riporta le linee generali del Noif. Sembra più voler dire “Non voglio entrare nel caso specifico, ma in linea generale devono essere disputati i play out”. Quindi, a mio parere, non risponde a maniera specifica e compiuta alla domanda che è stata fatta. Il Consiglio Federale poi farà le sue valutazioni. Poi c’è stata una determina del presidente Balata che non ha alcun valore perché dice al Consiglio di Lega che bisogna riunirsi per prendere una decisione sui play out, perché queste decisioni sono di competenza del Consiglio che poi vedrà se ratificare o meno la determina».

Il Venezia continua ad allenarsi?

«Sì, il Venezia si allena perché dobbiamo tenere in considerazione qualunque ipotesi. L’umore della squadra è assolutamente negativo, perché non sa l’obiettivo per cui si sta allenando né per quando o perché. È una situazione difficile da gestire, ormai la parte sportiva non ha più senso. Qualunque cosa ne deriverà sul piano sportivo sarà una barzelletta, il sistema calcio su questa situazione ha già fallito. Ha dato già un’immagine iper negativa».

Nella situazione di cui parla inserisce anche quanto accaduto al Palermo?

«Certamente sì. È tutto il metodo che non funziona, però purtroppo oggi ci troviamo in mezzo e dobbiamo risolvere trovando una soluzione. Una soluzione nel rispetto delle regole che devono essere applicate, non può passare il messaggio che imbrogliare va bene perché tanto poi la conseguenza sarà meno di quello che sarebbe stato se ci si fosse comportati correttamente. O si è innocenti o si è colpevoli. Ma se si è colpevoli si deve avere una pena che deve essere veramente afflittiva, non un qualcosa per dire “Ok è stato colpevole ma troviamo una via di mezzo”, sennò si prendono in giro tutti».

Caso Palermo?

«Non entro nel merito. Il mio pensiero è che o il Palermo è colpevole o è innocente. Se è colpevole deve andare in serie C, se è innocente farà tutte le sue azioni per reclamare quanto gli è stato tolto di diritto. Ma se è colpevole non può rimanere in serie B, non gli si possono dare 15-20 punti perché altrimenti si dà un messaggio che è sempre meglio barare piuttosto che fare le cose bene, perché tanto poi la pena è sempre meno».

Se la Corte Federale d’appello dovesse dare una penalizzazione al Palermo il Venezia farà ricorso?

«L’Italia farebbe una figura meschina in tutto il Mondo. Il calcio perderebbe ancora di più credibilità e tutte le società che sono penalizzate da questa decisione faranno le loro contromosse per tutelare i loro diritti. Quello che non si può accettare è che ci sia una colpevolezza senza punizione. 20 punti di penalizzazione è come dire “Hai sbagliato, sei colpevole ma non ti facciamo niente” e questo è inaccettabile. Quindi o i giudici decidono che non c’è colpevolezza ed il Palermo farà le sue valutazioni, il processo andrà avanti in altre sedi ecc. Ma se è colpevole deve avere una pena che deve comportare un danno alla società e non può essere diversamente».

Secondo le motivazioni della Cassazione però l’operazione Alyssa non fu fittizia…

«La Cassazione dice che l’operazione non era fittizia, non che il credito era esigibile che è tutta un’altra questione. La Corte Federale deve esprimersi su questioni che non c’entrano nulla con la Corte di Cassazione. Che l’operazione non sia fittizia è una cosa, che quel credito sia effettivamente esigibile o per avere le condizioni per essere mantenuto in bilancio e non svaluta all’epoca dell’iscrizione, queste sono valutazioni che attengono ad altri principi e alle valutazioni della Corte Federale».

Questi bilanci sono stati approvati dalla Covisoc, ma secondo lei non si poteva intervenire prima?

«Non posso esprimermi, non ho visto i controlli che ha fatto la Covisoc. Possono ritenere che sia tutto legittimo. Penso che la pena debba essere correlata all’illecito. Se l’illecito c’è il club deve essere retrocesso, se non c’è non deve essere retrocesso. Io non voglio sostituirmi ai giudici che decidono. Tra i capi d’imputazione c’è il fatto che alcuni atti sono stati omessi e nascosti, ma anche questo lo deve decidere il giudice. La decisione spetta alla Corte Federale non certo a me. L’unica cosa che non sono disposto ad accettare è la penalizzazione per non fargli fare i play off, per non fargli fare causa per risarcimento danni e per non mandarli in C. Mi chiedo dove sia la pena in tutto questo. Si può paragonare al fatto che io vada a rubare e poi mi dicano va bene è sufficiente il fatto che l’abbiamo processata e non le diamo nessuna pena. Mi sembra che non sia una cosa eticamente accettabile».