Escl. Di Donato: «Il calcio mi manca. Ho sentito Santana prima del suo ritorno al Palermo. La mia su quanto fatto da Pergolizzi. Io in rosanero? Vi dico…»

Il calcio aspetta di capire se potrà ripartire o meno. In attesa di notizie concrete i calciatori continuano ad allenarsi e gli allenatori, soprattutto quelli più giovani, studiano. Uno di questi è Daniele Di Donato, per quattro stagioni ha indossato la maglia del Palermo e la storica promozione nella massima serie, che guida l’Arezzo in Serie C. L’ex calciatore rosanero, intervistato in esclusiva dalla nostra redazione, ha parlato della possibilità di ripartenza del mondo del calcio, del lavoro svolto fin qui da Pergolizzi in rosanero, del suo ex compagno Santana e non solo. Queste le sue dichiarazioni:

Come stai affrontando questo periodo di reclusione forzata?

«Sto molto bene, ma stare richiusi in casa è diventato molto pensate. Senza calcio e senza lavoro comincia ad essere pesante. Dobbiamo rimanere in casa per far sparire questo virus, però inizia ad essere lunga e mancare la quotidianità. Ogni giorno cerco di aggiornarmi, studiare e  guardo partite».

Per lei questa, dopo qualche anno di gavetta nei settori giovanili e nelle serie minori, era la prima stagione in Serie C alla guida dell’Arezzo. La stagione non stava assolutamente andando male, lo stop è arrivato nel momento più bello.

«Sì, eravamo in crescita con una squadra giovanissima, stavamo facendo un buon lavoro. Eravamo ottavi a quattro punti dalla quarta con tutti gli scontri diretti da giocare in casa, il calendario era dalla nostra parte, la squadra era in salute. Peccato, dobbiamo adeguarci, ma il lavoro resta e abbiamo anche tanti giovani importanti che si sono messi in evidenza. Si sperava di finire la stagione».

Nonostante lo stop i suoi calciatori, anche se in maniera diversa, continuano ad allenarsi.

«Si allenano come possono, chi nei garage, chi nei parchetti sotto casa, però non è come allenarsi in gruppo. Continuano in attesa di notizie, sia che si finisca qui o che si riprenda a giocare».

Giusto riprendere a giocare o meglio aspettare fin quando non ci sarà più nessun rischio?

«Se si dovesse riprendere lo si dovrà fare con tutte le precauzioni, la salute è troppo importante. Vedremo il da farsi, se si dovesse ripartire dovrà essere tutto sotto controllo, altrimenti si stoppa e si riparte il prossimo anno. Io sono sempre per giocare, ma la salute viene prima di tutto».

La Lega Pro, qualche settimana fa, ha avanzato una proposta che ha fatto storcere il naso a qualcuno. Questa prevedeva la promozione delle prime tre dei giorni di Serie C e la quarta scelta tramite sorteggio. Questo mette in gioco anche il suo Arezzo che era in piena lotta playoff. Come la vede questa idea?

«Non sono d’accordo, sarebbe troppo irrisorio. Le promozioni vanno conquistate sul campo e l’eventuale sorteggio lascia il tempo che trova».

E sul blocco dei ripescaggi dalla Serie D?

«Anche questa è una cosa che, secondo me, non sta né in cielo né in terra. Non puoi dire alle società di fermarsi e che tutto viene cancellato. È dura anche per il blocco delle retrocessioni, anche perché la Serie C non può supportare settante squadre. Il prossimo anno, con una Serie C in crisi sarebbe difficile. Molte cose vanno valutate».

Durante la sua carriera da calciatore ha avuto diversi allenatori. Si ispira a qualcuno in particolare?

«Bene o male un po’ tutti. Gli ultimi che ho avuto da calciatore sono stati Conte e Sarri. Cerco di portare la mentalità di Conte alla mia squadra e studio molto Sarri, lui mi piace per come fa giocare la squadra. Ne ho avuti tanti bravi, anche Guidolin tra questi».

Lei ha allenato in Serie D, adesso si trova in Serie C. Quali sono le differenza tra le due categorie?

«La Serie C è più fisica e ha più competizione, ma con la Serie D si somigliano molto. Una squadra, per quel che penso io, che sale dalla Serie D alla Lega Pro deve confermare il blocco importante per fare un buon campionato, se vuole ambire a qualcosa di più deve rivedere i propri programmi».

Proprio dalla Serie D è dovuto ripartire il Palermo. Cosa ha pensato quando i rosanero sono falliti?

«È stato un dispiacere, abbiamo impiegato molto tempo a tornare nella massima serie. Era una delle squadre più importanti del panorama italiano, lo dimostrano la qualificazione all’Europa League o la finale di Coppa Italia, però l’ultimo periodo era diventata una cosa umiliante. Allora penso che, forse, è stato meglio farla finita e ripartire da zero come ha fatto il Parma. Ripartire è stata la cosa migliore, si è tagliato il cordone con il passato e si è ripartito. Il Palermo ha fatto una grande stagione, non era facile tornare subito a vincere, ma deve ambire a tornare in categorie superiori il prima possibile».

A proposito di Palermo, in rosanero c’è un calciatore come Santana che con lei ha giocato in Serie B. Se l’aspettava questo ritorno a 38 anni?

«Con Mario ci siamo sentiti prima del suo ritorno in rosanero, mi ha chiesto se conoscevo qualcuno della nuova dirigenza perché lui voleva tornare. Sono contento che la società gli abbia dato questa possibilità. Mario, oltre ad essere una bravissima persona, è un grandissimo giocatore che tiene a cuore le sorti del Palermo. Sono contento di questa sua scelta e spero possa continuare».

Nel suo percorso da calciatore ha avuto la possibilità di giocare ad Ascoli, lì ha incontrato Pergolizzi. Cosa ne pensa del lavoro fatto con il Palermo in questa stagione?

«Rosario ha fatto un grande lavoro in questa stagione, andare a Palermo e vincere non è semplice. Parliamo di una piazza che ha tante pressioni. Lui è partito benissimo, è stato bravo a reggere l’urto nelle difficoltà, perché quando le cose vanno male a pagare è sempre l’allenatore. Ha fatto da scudo, è ripartito e ha ricostruito il vantaggio sulla seconda. Sta facendo un grandissimo lavoro perché vincere è sempre difficile, specialmente in Serie D che è uno dei campionati più difficili».

Per lei quattro stagioni in rosanero e l’amore da parte dei tifosi che non l’hanno mai dimenticata. Le piacerebbe un giorno poter tornare?

«Chi non verrebbe a Palermo? Allenare è diventato il mio lavoro, se ci sarà la possibilità mi piacerebbe. Prima tifiamo per il Palermo e speriamo possa tornare dove deve stare. La piazza lo merita e ha tutto per tornare in categorie che gli competono».