Escl. Della Rocca: «Palermo senza un progetto, in rosa ho vissuto un calvario senza spiegazioni. A Perugia per ricominciare. Zamparini…»

Uno degli oggetti misteriosi del Palermo degli ultimi anni è rappresentato da Francesco Della Rocca, centrocampista classe ’87 che ha rescisso pochi giorni fa il contratto che lo legava ai rosanero. Prelevato quattro estati fa dal Bologna per una cifra di un certo rilievo (3,5 milioni per la metà del cartellino) e reduce da buone annate tra i felsinei, a Palermo Della Rocca non è riuscito mai ad imporsi per motivi sconosciuti ai più. Dopo un lungo calvario, appunto, la rescissione contrattuale, la brutta conclusione di una storia iniziata male e finita peggio. Noi di Ilovepalermocalcio.com abbiamo intervistato l’ormai ex mediano rosanero, che ripartirà dal Perugia domenica prossima con una nuova avventura.

Nell’estate del 2011 il Palermo fa un investimento abbastanza importante prelevando la metà del tuo cartellino dal Bologna. Quando ti sei trasferito ai rosanero quella stagione quali erano le tue ambizioni?

«Mi sono trasferito a Palermo con l’obiettivo di proseguire quanto di buono avevo fatto a Bologna sperando magari anche di migliorare. Il Palermo in quel momento era una squadra superiore rispetto ai rossoblu, anche se alla fine in quella stagione un po’ sfortunata il Bologna si è piazzato prima di noi in classifica. Ma tra giocatori venduti, allenatori esonerati e direttori sportivi cacciati via era inevitabile».

Ti aspettavi di trovare una situazione del genere al tuo primo anno al Palermo?

«Sinceramente no. Pochi giorni il mio arrivo, immediatamente dopo Pioli, che era stato l’allenatore che mi aveva richieste fortemente, è stato mandato via. Quindi già per me l’avventura non è cominciata nel migliore dei modi. Con Mangia tuttavia mi sono trovato bene, è stato l’unico allenatore a credere in me in Sicilia. Poi però anche Mangia è stato esonerato, poi è stato allontanato anche Sogliano che era stato il direttore sportivo a portarmi qui. Purtroppo a Palermo funziona così, un giorno un allenatore o ds serve, l’altro no. E se viene cacciato via un mister poi a seguire vanno via tutti quelli che lo circondano, i “suoi” giocatori, i “dirigenti” che lo hanno suggerito. Dopo Mangia ho fatto inspiegabilmente panchina per tre mesi fino a non essere chiamato in ritiro precampionato l’anno successivo».

Come se non bastasse, proprio a fine stagione, arriva anche un infortunio che ti tiene bloccato anche la stagione seguente, quando il Palermo decide di mandarti alla Fiorentina in prestito…

«Sì, anche lì non sono stato molto fortunato. Mi sono infortunato a fine stagione e me lo sono trascinato anche a Firenze. Un infortunio a dir la verità nemmeno tanto grave, che però mi ha tenuto lontano dal campo per diverso tempo perché curato malamente…».

A Siena ritrovi minutaggio e fiducia. E’ lì che per la prima volta incroci Iachini. Che rapporto si era instaurato tra te e l’allenatore in quell’esperienza?

«A Siena ho fatto bene a livello individuale, giocando spesso titolare. Per la squadra purtroppo è arrivata la retrocessione ma la situazione era già compromessa per via dei punti di penalizzazione. Con il mister c’è stato sempre un buon rapporto, non solo in Toscana ma anche a Palermo quando l’ho rincontrato. E’ sempre stato educato. Il problema non era lui al Palermo, era la società».

A conferma di ciò c’è il fatto che Iachini lo scorso anno, dopo il tuo infortunio, sembrava ti avesse reintegrato in rosa al Palermo…

«In effetti lo aveva fatto, tant’è che prima del mercato di gennaio ero anche sceso in campo un paio di volte. Anche in società sembrava le cose stessero cambiando, mi era stato proposto anche l’adeguamento contrattuale, segnale che c’era la volontà di trattenermi. Avevo firmato i documenti ma poi Zamparini, a cinque giorni dalla fine del mercato, ha deciso di non firmarli e così mi sono ritrovato nella lista dei cedibili all’improvviso. Purtroppo a Palermo è così, un giorno vai bene l’altro no, non c’è una programmazione. Anche quest’estate sono stati mandati via i giocatori portati da Perinetti che adesso non servono più. Quando arrivi sei un fenomeno, poi le cose cambiano e non servi più. Si spera sempre di trovare il Dybala di turno, è il modo di agire dei rosanero. Buon per loro».

Arriviamo a quest’estate. Cosa ti è stato detto dalla società? Hai finito la stagione con un altro paio di presenze ma non si è capito se facevi parte del progetto o meno…

«A dire il vero nemmeno io l’ho capito. Io, come anche Terzi, Joao Silva o Maresca, solamente due giorni prima dell’inizio del ritiro siamo stati avvisati che non saremmo stati convocati e che non facevamo parte del progetto del Palermo. Anche in questo caso credo che qualche giorno di preavviso in più sarebbe stato più opportuno, giusto per organizzarsi e per capire la propria situazione. Successivamente siamo stati aggregati pur continuando ad allenarci prevalentemente a parte. Per fortuna coi compagni c’è sempre stato un buon rapporto, molti li conoscevo e questo mi ha aiutato ad affrontare nel migliore dei modi questa situazione. Alla fine ho rescisso e per fortuna è stato così, almeno posso riprendere in mano la mia carriera di calciatore».

L’ipotesi della rescissione ti è stata proposta o sei stato tu stesso a proporla al Palermo?

«Siamo stati entrambi a capire che era ormai l’unica cosa migliore da fare, sia per me che per la società stessa. Per fortuna adesso si è presentata questa opportunità al Perugia. Partirò domani e spero di poter ricominciare e mettere alle spalle tutto quello che è successo in questi anni».

Come hai detto tu ricominci da Perugia, una squadra di serie B ma comunque una piazza importante. Quali sono le tue ambizioni?

«Sì, in questo momento non mi importa la categoria. D’altronde non giocando era messo in conto il fatto di scendere in serie B per rilanciarmi. Il Perugia è una bella squadra, con un progetto nel quale io faccio parte. Il fatto di ritornare ad essere protagonista ed importante per una squadra è stato il fattore determinante che mi ha fatto scegliere i Grifoni. Sono ancora giovane e posso riprendere ciò che ho perso».

Vuoi lanciare un messaggio ai tifosi rosanero? Per loro sei stato un oggetto misterioso per anni…

«E credo di essere rimasto tale. A dire il vero non ho molto da dire alla tifoseria del Palermo. Come hai detto tu, non avendo giocato molto neanche i tifosi possono esprimere un giudizio sulle mie prestazioni. Con loro non ho mai avuto nessun tipo di problema, mi spiace soltanto non aver avuto l’opportunità di mostrare loro quanto potevo dare a questa squadra».