Escl. Avv. Grassani (integrale): «Tutto sul mio assistito Foschi. Si rischia di perdere il Palermo, regole note agli addetti ai lavori»

Il noto avvocato ed esperto di diritto sportivo Mattia Grassani, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Ilovepalermocalcio per approfondire al meglio il caos che ha riguardato il club rosanero. Grassani, infatti, ha seguito molto da vicino la vicenda dei siciliani, essendo, tra le altre cose, il legale di Rino Foschi, direttore sportivo della società di viale del Fante. Con l’avvocato abbiamo affrontato diversi temi attorno al caso Palermo, alcuni dei quali approfonditi grazie all’esperienza giuridica dell’esperto di diritto sportivo. Di seguito, dunque, vi proponiamo l’intervista integrale a Mattia Grassani.

Avvocato Grassani, che idea si è fatto di ciò che sta succedendo al Palermo Calcio?

«Seguo attentamente le sorti della squadra della vostra città e mi sento di dire, senza tema di smentita, che quello che sta accadendo da qualche mese a Palermo rappresenta uno scempio, un’offesa alla grande intelligenza e competenza della tifoseria rosanero, uno sfregio alla storia ed alla tradizione di una delle società più importanti del nostro panorama calcistico. Conosco la generosità, la passione, la fame di calcio del popolo palermitano che riempie il Barbera e quanto sta accadendo, davvero, non se lo meritava e non se lo è meritato».

Secondo lei il peggio è passato? Come andrà a finire questa storia?

«Purtroppo, non siamo alla fine del tunnel, c’è ancora da soffrire e la luce è lontana. Anzi, il peggio deve ancora venire, tutto rischia seriamente di andare perduto, se già non lo è: titolo sportivo, categoria, patrimonio giocatori, settore giovanile, senza questi asset non si va da nessuna parte, la fine è segnata».

Cosa manca, secondo lei, all’attuale proprietà per iscriversi alla Serie B?

«Manca tanto, troppo. Se, come tra le righe, nel corso della varie conferenze stampa alluvionali a cui abbiamo assistito, la stessa proprietà ha ammesso che la fideiussione da 800.000,00 Euro non è stata presentata e i bonifici ai giocatori, ai lavoratori del comparto sportivo, alle consorelle creditrici, sono stati revocati, le possibilità di ammissione al campionato di Serie B 2019-2020 sono pressoché pari allo zero».

Come sono stati gestiti i rapporti con i lavoratori, ci può dire qualcosa, in particolare del suo assistito, Rino Foschi?

«La situazione dei rapporti con i lavoratori sportivi e non solo è paradossale, tutti devono avere soldi e alcuni sono stati pure sospesi/licenziati. Parlo di Rino Foschi, di cui mi onoro di essere il legale di fiducia da oltre 20 anni, ma senza entrare nel merito della controversia in corso, perché sono, ovviamente, di parte. Dico solo che di direttori sportivi come lui, in Italia, non solo a Palermo sia ben chiaro, ne abbiamo visti pochissimi negli ultimi 40 anni, si contano sulle dita di una mano. I risultati, sportivi e di bilancio, che ha ottenuto nei vari Club dove ha lavorato parlano da soli. Aziendalista puro, competenza assoluta, disposto a dare la vita per la società di appartenenza, la vera sconfitta del mondo del calcio, in questo giugno palermitano schizofrenico, è stato consentire che qualcuno, privo di storia e di cultura, si permettesse di allontanarlo. L’uomo Foschi, ve lo assicuro, è davvero abbattuto e non si merita tutto questo. Le sentenze diranno, poi, chi ha ragione e mi fermo qui».

Ma è vero quello che sostengono i Tuttolomondo circa la regolarità dell’iscrizione?

«In sede di rilascio della licenza Italia, il lasciapassare per la partecipazione ai tornei professionistici, da anni, i termini sono perentori, non esistono cause di forza di forza maggiore, impedimenti non imputabili alla società, “problemi tecnologici” che possono portare alla concessione di deroghe o salvacondotto similari. La Commissione federale non fa sconti a nessuno, l’ammissione ai campionati professionistici rappresenta una procedura competitiva a numero chiuso in cui le regole sono rigide e tipizzate e se riapri un termine per Tizio lo devi fare anche per Caio, Sempronio e niente è più perentorio. Il procedimento si trasforma in una farsa. Inoltre, ci sono le società controinteressate, nel caso di specie il Venezia, le cui ragioni vanno tutelate al pari di quelle del Palermo e di tutte le altre compagini che aspirano alla Serie B».

Quindi, secondo lei, non ci sono margini per una riammissione in extremis?

«Se quanto riconosciuto dalla stessa proprietà circa la mancanza fideiussione ed i bonifici revocati è vero, il Palermo è spacciato. Tenga conto che, da quest’anno, la nuova FIGC, grazie ad una precisa volontà del Presidente Gabriele Gravina, ha varato regole di iscrizione assolutamente chiare e non interpretabili, nell’ambito delle quali anche un solo sforamento o il mancato raggiungimento di un parametro comportano l’esclusione immediata e definitiva del Club. Senza se e senza ma. Non ci sono margini di appello».

Ma Palermo è Palermo, la sua storia, il suo palmares, i tanti campioni che hanno giocato qui…

«Dispiace tantissimo, lo dico da sportivo, che una piazza come Palermo, la 5° città d’Italia, rischi seriamente di sparire dal calcio professionistico ma gli errori si pagano e si pagano a caro prezzo. Del resto, queste nuove regole sono entrate in vigore mesi e mesi fa, erano più che note agli addetti ai lavori, dirigenti e proprietari, quindi nessuna scusante per chi sbaglia. Se hai mancato ai tuoi doveri e gestisci una società della seconda competizione professionistica paghi dazio e a caro prezzo. Dura lex sed lex dicevano i romani e così si dice ancora oggi, specie dopo la riforma Gravina».

Cosa ne sarà del Palermo Calcio?

«In caso di esclusione dalla B i danni saranno devastanti: perdita dei contributi di Lega, perdita a Euro 0 dell’intero patrimonio giocatori professionisti e non, perdita del settore giovanile, perdita dei proventi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi, sponsorizzazioni, biglietteria, la lista è infinita. Una società per azioni che non viene ammessa al campionato di competenza non ha più la possibilità di raggiungere l’oggetto sociale indicato nel suo statuto che, come prevede la L. 91/81, è solo ed esclusivamente la partecipazione a campionati calcistici. Di fatto diventa una società inattiva, svuotata di ogni asset, impossibilitata a svolgere la sua unica attività, ovvero il giuoco del calcio».

C’e’ il rischio di fallimento quindi?

«Sì, il rischio è concreto, Infatti, se, oltre al dramma sportivo, il Club ha maturato debiti, molti debiti, nei confronti delle varie categorie creditorie, si profila uno spettro ancor più drammatico, il default. Si tratta del destino che, negli ultimi 15 anni, ha sconvolto grandi piazze come Firenze, Napoli, Perugia, Torino, Ancona, Reggio Calabria, l’anno scorso Cesena e Bari, e molte altre ancora. Estromesse, fallite e ripartite dalla C o dai Dilettanti con altre realtà».

C’è pure il rischio di sentire il tintinnio delle manette?

«In caso di dichiarazione di bancarotta da parte del Tribunale si aprirebbe, poi, uno scenario che, nella stragrande maggioranza dei casi, ha portato i responsabili del crack agli arresti, si chiamino Gaucci, Cecchi Gori, Pieroni o Giancaspro».

Come può ripartire il calcio nella nostra città?

«Oggi, rispetto al passato, le NOIF consentono a piazze come Palermo di iscriversi alla Serie D, attraverso la costituzione di una nuova società in totale discontinuità con la compagine esclusa, all’esito di una complessa procedura amministrativa e sportiva in cui ruolo del Sindaco è fondamentale. Non conosco personalmente il Vs primo cittadino ma la sua storia e il percorso politico parlano da soli. E’ di Palermo, vuole bene a Palermo ed al Palermo e saprà individuare il gruppo più idoneo a far ripartire il calcio nel capoluogo».

Lei ha vissuto una recente esperienza in una situazione identica a Bari lo scorso luglio. Ce la può riassumere?

«Si è trattato, effettivamente, di una esaltante cavalcata, partita dalle macerie ancora fumanti del vecchio Bari escluso dalla Serie B. Proprio un anno fa, di questi tempi, lo Studio di cui sono titolare ha curato la medesima procedura a Bari, dove la proprietà che fa capo ad Aurelio De Laurentiis, presidente sempre innovativo con il Napoli, il figlio Luigi ad operare attivamente sul territorio, dopo la cancellazione dalla B del Bari, ha dato vita ad un progetto unico e virtuoso. Coinvolgendo tutta la città, con Dazn quale partner televisivo che ha trasmesso tutte le gare in diretta, centinaia di sponsor parte attiva della rinascita, l’Amministrazione di Antonio De Caro, instancabile sostenitore del progetto, sempre vicina alla nuova proprietà, una tifoseria stupenda e presente in casa ed in trasferta, un progetto che si è subito rivelato vincente: la promozione in C è stata ottenuta, nel rispetto dell’equilibrio economico-finanziario. Esattamente ciò che, in caso si verificasse l’irreparabile, si può e si deve attuare a Palermo. I tifosi non meritano tutto questo».