Ecco perchè il nome “Hera Hora”. Il nipote di Barbera: «Mio Nonno…»

Quest’oggi è arrivata l’ufficialità. Dario Mirri e Di Piazza attraverso la società Hera Hora srl, creata per l’occasione, sono i nuovi proprietari del Palermo. Nel business plan stilato dai nuovi “patron” è spiegato anche il perché del nome “Hera Hora”. Ecco quanto si legge:

“Il calcio a Palermo è una professione di fede con radici profonde. Una storia antica che tiene legati i sogni dei bambini alle passioni degli adulti in un unico coro dagli spalti dello stadio ai vicoli del centro storico, fino al più sperduto campetto alla periferia della città o al bancone di un bar di quartiere. Una questione sociale, che va certo oltre l’attaccamento alla maglia e la fede sportiva, ma diventa un motore di aggregazione trasversale e democratico, capace di abbattere le differenze sociali, i pregiudizi, le barriere che normalmente insistono nei rapporti interpersonali. Un vero collante, dunque, che cementa le persone attorno a un’identità definita e favorisce la cooperazione verso i valori più nobili dello sport. Il calcio a Palermo ha bisogno di recuperare questa sua valenza sociale che storicamente sempre le è appartenuta, ma che negli ultimi anni è stata invece svilita da vicissitudini legali, scelte e passaggi societari che hanno spesso minato l’entusiasmo e l’orgoglio di una tifoseria e il senso d’appartenenza di un’intera città. Il calcio a Palermo è una professione di fede con radici profonde. Una storia antica che tiene legati i sogni dei bambini alle passioni degli adulti in un unico coro dagli spalti dello stadio ai vicoli del centro storico, fino al più sperduto campetto alla periferia della città o al bancone di un bar di quartiere. Una questione sociale, che va certo oltre l’attaccamento alla maglia e la fede sportiva, ma diventa un motore di aggregazione trasversale e democratico, capace di abbattere le differenze sociali, i pregiudizi, le barriere che normalmente insistono nei rapporti interpersonali. Un vero collante, dunque, che cementa le persone attorno a un’identità definita e favorisce la cooperazione verso i valori più nobili dello sport. Il calcio a Palermo ha bisogno di recuperare questa sua valenza sociale che storicamente sempre le è appartenuta, ma che negli ultimi anni è stata invece svilita da vicissitudini legali, scelte e passaggi societari che hanno spesso minato l’entusiasmo e l’orgoglio di una tifoseria e il senso d’appartenenza di un’intera città. Campagna promozionale dopo il ritorno in serie A: “Quando tutti vedevano solo nero noi vedevamo anche rosa”. Renzo Barbera ha incarnato nella sua indimenticabile storia, tutta l’operosità delle famiglie del dopoguerra, dirottando idee, energie, passioni nella creazione di valore per tutta la comunità. Un’attitudine virtuosa che si riverserà con Pino e Renzo nell’industria (con Latte Barbera e più avanti con Olio Barbera) e con Ferruccio nel marketing e nella pubblicità, ma che nello sport trova la sua più naturale applicazione: a partire dai campi di quartiere (il Resuttana prima, la gloriosa Juventina poi, ma anche le altre squadre della “polisportiva” Us Palermo: il basket, la pallavolo, la pallamano, la pallanuoto), per finire al grande Palermo dello storico ritorno in serie A e delle due sfortunate finali di Coppa Italia, giocate ai più alti livelli nazionali pur partendo dalla serie B. Per tutti gli sportivi di Palermo, Renzo Barbera fu un punto di riferimento straordinario. E tale rimase anche per i tifosi, a cui fu sempre devoto coltivando rapporti di vera amicizia e affetto. Così lo ricorda il nipote Lorenzo Barbera, che appoggia e contribuisce alla rinascita della società attraverso questo progetto: “Mio nonno rappresenta tutto ciò che di bello si possa trovare in una persona. Con un’eleganza che pochi altri uomini hanno avuto, mi ha insegnato a rispettare le persone, a mettermi sempre nei panni degli altri, a provare a fare del bene alla gente di qualsiasi estrazione sociale senza però farlo mai pesare. Quando guardavamo insieme le partite in tv lui tifava sempre per la squadra più debole: un particolare che può sembrare irrilevante ma che ha cambiato per sempre il mio modo di vedere lo sport”. Una questione di valori immutati e immutabili, che percorrono intatti la linea parentale fino appunto a Lorenzo, creativo e grande appassionato del Palermo, e a Dario Mirri, che di Renzo è nipote per via materna (la nonna era sorella di Renzo) e che fin dai suoi primi anni di vita frequenta lo stadio, avvolto dai colori rosanero: “Gradinata”, ingresso 20, fila 19, posto 24, numeri che non sono mai cambiati in 50 anni, fino ad oggi. Stesso posto, stesso amore. Sempre. “Ricordatevi, amici, che il Palermo appartiene soprattutto ai suoi tifosi, vera forza della società”, così scriveva Renzo nel 1980 nella sua lettera di congedo dalla sua carica di presidente onorario. Quelle parole, oggi più di ieri, continuano a essere la più grande lezione che il “presidentissimo” possa lasciare a chiunque si appresti a proporsi per mettere di nuovo “le ali” alla società. E questa è infatti la missione con cui nasce la Hera Hora srl, la società che darà vita al nuovo Palermo. Un nome ambivalente e auguroso: da un lato pesca nella lingua latina il senso di una stagione (hora) sotto il segno della fertilità e della produttività (il culto della dea Hera, nella religione greca, era appunto collegato alla fecondità); dall’altro lato il suono in italiano restituisce il senso del momento più giusto e opportuno per cambiare le cose”.