Di Donato: «Palermo, in D si vince così. Torneremo dove meritiamo, solo cosi tutto il marcio…»

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta un’intervista realizzata a Daniele Di Donato, figura storica per il Palermo. «Tre anni fa, quando tornai per vivere a Palermo e chiesi di fare parte del settore giovanile, mi chiusero la porta in faccia. Per me, non c’era posto! Adesso gioco le mie carte da altre parti. Tornare a Palermo? E come? Dov’è il Palermo? E poi, ora, è troppo tardi. La C me la sono già guadagnata, voglio provare ad andare oltre. Tiferò sempre Palermo e ho lasciato il cuore in una città che mi appartiene anche per affetti familiari (la moglie Anna e la figlia Allegra sono palermitane, ndr), l’unica cosa che posso fare è parlare della mia esperienza e dare, per questo, un piccolo contributo. L’Arezzo è una realtà importante, ci sono stato benissimo da giocatore, l’attuale società mi ha stregato e prendo al volo l’occasione della vita. Me la gioco alla grande, non vedo l’ora di cominciare». Di Donato, il campionato l’ha vinto con l’Arzignano: «Venticinque anni fa, quando cominciai a Corsico, la D era dura, ma adesso lo è ancora di più. Prima non c’erano regole restrittive, oggi non devi sbagliare a prendere i giovani, titolari e riserve. Ne devi utilizzare quattro a partita e puoi sostituirli solo con pari età. Quasi mezza squadra under. Io avevo portiere (Tosi), terzino destro e sinistro (Spaltro e Vanzan) e un centrocampista (Hoxha), età media vent’anni. Devi essere fortunato e bravo». Il Palermo, come il Bari, deve farcela al primo colpo: «Non eravamo il … Palermo, non avevamo le stesse necessità. Partiti in sordina, alla fine del girone d’andata inseguivamo con 9 punti di distacco. Poi abbiamo vinto 15 partire, più un pari e due sole sconfitte. Il segreto? Una base di almeno dieci giovani in gamba e tanta esperienza negli altri. In D vince una sola squadra e i play off valgono solo come classifica per un eventuale ripescaggio». Per il Palermo però sarà più dura: «Chi affronta il Palermo è come se giocasse contro la Juve. Gli avversari daranno il massimo, si accontenteranno del punto, non rischieranno e per questo devi stare attento. Un esempio: quando mai a Troina e in tanti altri posti capiterà un’altra sfida con i rosanero che profumano ancora di Europa e grandi campioni? A noi è andata bene. Non c’erano squadre blasonate e quindi è stato un campionato equilibrato. Comunque, ci vuole carattere, si corre come i matti. Il mio modulo era il 4-3-3 o addirittura in 4-2-4 con il quale abbiamo cambiato marcia». Un consiglio al Palermo che verrà: «Mai avrei pensato ad un crollo del genere, mi dispiace, però non tutti i mali vengono per nuocere. Nella disgrazia trovi l’opportunità di azzerare tutto e ripartire, lasciando dietro sciacalli e denigratori. Io che ho vissuto i primi anni di Zamparini non mi aspettavo questa conclusione anche se ormai la società era diventata una barzelletta. Gli ultimi avvenimenti li trovo assurdi. Ancora tutti che chiacchierano… ». La conclusione è con un plurale che la dice lunga sul suo amore per il Palermo: «Basta! Si tocca il ridicolo. Accettiamo la D e ripartiamo. Saremo più forti di prima, ci metteremo tre o quattro anni poi torneremo dove dobbiamo stare. Dopo esserci liberati di tutto il marcio».