Del Core: «Catania, non credo alle cordate. Serve un uomo solo che decida. L’esempio da seguire è quello vincente di De Laurentiis a Bari»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Catania e sulle parole di Del Core in merito al futuro societario.

La Serie A riconquistata 16 anni fa dal Catania, in un pomeriggio – quello del 28 maggio – entrato di diritto nella storia rossazzurra oggi sembra lontano anni luce. Il calcio cittadino tenta di ripartire. Non si sa da quale categoria, non si sa con quale progetto, con quale padrone. Un incubo vissuto, di riflesso, anche dai protagonisti di quell’impresa vissuta da oltre ventimila tifosi che resero il Massimino più che una bolgia. A risolvere il match contro l’Albinoleffe, nel secondo tempo, fu Umberto Del Core, attaccante di Bari vecchia – quartiere in cui crebbe insieme con Antonio Cassano – che il tecnico Pasquale Marino lanciò nella ripresa confidando in quell’opportunismo che il velocista pugliese sfruttò subito e al meglio: un pallone pizzicato con la punta che rotolò in porta: «Ogni 28 maggio torno a rivedere il film di quel giorno – ci racconta Del Core – e le emozioni restano identiche. Ci siamo subito resi conto di aver compiuto un’impresa titanica. Il Catania era ripartito, negli Anni Novanta, dai dilettanti, la tappa che ci portò in Serie A restituì all’intera comunità quello che tempo prima era stato tolto».

Notti insonni «Quel che resta nitido – ricorda ancora Del Core – è la vigilia di una giornata che sembrava non arrivasse mai. Pensi che nel ritiro di Acitrezza, a due passi dall’isola dei Ciclopi, alle 4 del mattino eravamo già svegli e passeggiavamo tra i corridoi dell’hotel e la zona verde. Aspettavamo la partita, ci vedevamo già proiettati in campo. Vincemmo spinti dal popolo catanese, fu una festa indimenticabile, la fine di un incubo per chi sentiva forte il senso di appartenenza verso i colori rossazzurri». Del Core gestisce alcuni locali in cui accoglie i turisti nella sua città: «Quando arrivano ospiti catanesi è subito festa. Si ricordano tutti del gol, della rincorsa del digì Lo Monaco degna di un centometrista. Altro che abbraccio, mi raggiunse dandomi uno schiaffo e intimandomi di non festeggiare, ma di tornare in campo e completare il match. Ricordano il campionato vinto, citano a memoria episodi e momenti felici».

Ripartire subito Anche Del Core segue l’evolversi di una rinascita del calcio catanese che resta complicata. «Hanno pubblicato la manifestazione d’interessi al Comune, spero che qualcuno si faccia avanti». Chi potrà rilanciare il calcio? «Non credo alle cordate, si fa troppa confusione e poi si finisce per litigare anche sulle scelte più banali. A Bari De Laurentiis ha ricostruito una realtà importante decidendo quasi da solo. Si è affidato a professionisti esperti come il ds Ciro Polito, un ex rossazzurro di valore. A Catania serve un solo padrone ma con denari e idee chiare». Ed è quello che sta cercando di organizzare il Comune, che aspetta fino al 18 giugno le richieste da valutare e pesare sotto il profilo della progettualità e della consistenza economica: «Non voglio pensare che una città come Catania rimanga a lungo senza calcio. L’entusiasmo è una garanzia, la tradizione del calcio è nota a tutti. Chi vuole investire può contare sulla risposta del pubblico, pronto a riempire lo stadio così come ha sempre fatto». Dopo una pausa così lunga e dolorosa, se dovesse arrivare una proprietà seria, la città sarà pronta a correre a sostenere il nuovo Catania. Il congedo di Del Core è una promessa: «Non torno in città da tempo, il lavoro mi porta via tanto tempo. Ma prima o poi un fine settimana che coincida con una gara importante vorrei riservarmelo».