Corriere dello Sport: “VAR, il futuro è challenge”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul futuro del Var.

Un altro passo avanti, forse. Arriva dalla Lituania, sede degli ultimi Mondiali di Futsal. La Fifa ha rotto gli indugi proprio con i “cugini” del calcio, sperimentando nella rassegna iridata che si è conclusa ad inizio ottobre con la vittoria del Portogallo il “challenge”, la chiamata da parte dell’allenatore (o di un dirigente designato) in merito ad una decisione arbitrale.

Lo stesso Collina, che non vede di buon occhio la sua introduzione nel calcio a 11, si era detto entusiasta alla vigilia della manifestazione: «Sarà un sistema innovativo per lo sport, garantirà risultati più equi» aveva detto il presidente del Referees Committee della Fifa. Perché l’Ifab, che fino ad oggi ha sperimentato molto in merito alla tecnologia e molto sperimenterà, non abbia ancora provato a mettere mano alla vicenda, non è poi un gran mistero.

L’Italia come struttura calcio, è sempre stata favorevole all’introduzione della tecnologia. E’ stata la Federcalcio ad introdurre la Gol Line Tecnology nel 2015-2016 e sempre Tavecchio aprì la strada all’introduzione del VAR. Nel febbraio del 2020, prima che il Coronavirus cambiasse i connotati al Mondo, è stato invece l’attuale presidente della Figc, Gabriele Gravina, ad aprire le porte proprio all’eventuale sperimentazione del challenge nel nostro campionato, intravvedendo – più di tanti altri presidenti – una possibile soluzione a tante polemiche (si usciva dalla solita domenica rovente, con un rigore negato al Napoli contro il Lecce non segnalato dal VAR).

L’esempio del Futsal potrebbe presto essere seguito anche dal calcio, magari con una sperimentazione in qualche campionato europeo o in qualche torneo giovanile (noi sperimenteremo l’eventuale ritorno al fuorigioco con la “luce” nel campionato Under 18, anche se l’implementazione del fuorigioco automatico che la Fifa s’appresta a varare potrebbe andare in conflitto). Una chiamata per squadra a tempo, in caso di successo si tiene il diritto a poterne fare un’altra, altrimenti si perde. Ai Mondiali in Lituania, su 208 possibili challenge, ne sono stati utilizzati 60 (il 30%) con quattro decisioni cambiate da parte degli arbitri. Sì, è un inizio…