Corriere dello Sport: “Stovini: «Il Catania si rialzerà. Lo Monaco è l’uomo giusto per ricostruire»”

“Lorenzo Stovini ha vissuto alcune tra le stagioni migliori del Catania in Serie A. Tre anni intensi, dal 2006 al 2009, «non senza patemi»: dalla salvezza conquistata contro il Chievo al campionato del primo posto alla settima giornata. Oggi compie 40 anni, ha smesso di giocare a calcio e studia da dirigente. Non ha perso di vista le squadre nelle quali è stato più a lungo, Lecce e Catania su tutte, e in rossazzurro fa il tifo per Marco Biagianti e Michele Paolucci, suoi ex compagni. Assicura che Pietro Lo Monaco ha le capacità per riportare il Catania nel grande calcio. «Lo Monaco è un dirigente di spessore, sa il fatto suo perché il Catania lo ha costruito per intero. Non entro nel merito dei problemi che lo convinsero ad andare via perché non conosco i fatti, ma se è tornato è perché certamente è convinto di poter fare bene. Credo che per lui sia anche una rivincita». Il Catania ha una rosa importante per la Lega Pro, ma ancora non ha trovato continuità. Quali difficoltà sta incontrando? «La Lega Pro è un campionato molto difficile: per fare bene servono i nomi, è vero, ma anche la fame e la voglia di lottare. Il Catania è reduce da esperienze negative inoltre c’è il macigno della penalizzazione: per tutte queste ragioni non è semplice risalire anche se la squadra è stata costruita con questo obiettivo. Non è facile se non trovi continuità e se i giocatori importanti non si calano nella realtà di un campionato che non è il loro. Nonostante tutto io sono fiducioso, il Catania ha le potenzialità per giocarsi i play off, deve fare meglio in trasferta». Che ricordi ha degli anni siciliani? «Ricordo un’esperienza bellissima e l’entusiasmo per la Serie A. Purtroppo nella prima stagione, dopo un buon inizio, si verificarono i drammatici incidenti del derby con il Palermo e non giocammo più al Massimino per sei mesi». Raggiungere la salvezza in quelle condizioni fu un’impresa paragonabile all’eventuale promozione in B partendo da meno sette punti? «Difficile dirlo. Giocare sempre in campo neutro ci penalizzò, ma riuscimmo a salvarci in quella sorta di spareggio all’ultima giornata contro il Chievo, a Bologna. Fu un’impresa ancora più difficile, con patemi d’animo a non finire, ma si concluse bene».C’è un calciatore dei suoi anni che “presterebbe” a questo Catania? «Biagianti c’è già, non voglio fare torti agli altri perché di quel Catania potevano far comodo tutti, me compreso». Forse qualcuno che segni? «Oggi c’è Paolucci, che è stato anche mio compagno di squadra. Ho fiducia, quest’anno era partito forte, purtroppo si è un po’ arenato, ma è chiaramente un calciatore importante, un lusso per la categoria». Cosa fa Lorenzo Stovini oggi? «Sono responsabile tecnico del Casellina, una società di Scandicci, e alleno anche gli Allievi provinciali del 2001. Mi trovo bene, i ragazzi di 15 anni bisogna tenerli un po.’ Come allenatore ho sia il patentino Uefa A sia Uefa B, ho anche il patentino da ds e posso percorrere tante strade. Resto sempre dell’idea che fare il dirigente sia più adatto a me, mi ci vedo di più. Per adesso va bene così».
La sua carriera iniziò dalla Roma, tra il 1994 e il 1997. Ha fatto la Primavera con Totti… «Ricordo con piacere quegli anni, vivevo a Trigoria, nel pensionato. Fu un’esperienza importante, che mi insegnò tanto, la prima volta lontano da casa anche se Firenze non è poi così lontana da Roma. Come allenatore avevo Spinosi, poi Ezio Sella. Bernardini e Totti erano i giocatori più conosciuti di quelle squadre». Poi il Vicenza e la Serie A. «Ho fatto due anni a Vicenza, due a Reggio Calabria, poi cinque a Lecce, tre di Empoli, qualche mese a Brescia. Sono state tutte tappe importanti per me. A Lecce rimasi più anni e quindi è l’esperienza che forse ricordo con un pizzico di affetto in più. Cambiarono tanti giocatori nel tempo, ma quelle squadre potevano contare su calciatori importanti come Vucinic, Chevanton, Conticchio, Cassetti. Indimenticabile fu la vittoria per 4-3 a Torino contro la Juventus, nella stagione 2003-04 (25 aprile 2004, ndr), sono partite che capitano forse una volta nella carriera. Fu la stagione in cui eravamo ultimi nel girone di andata con Delio Rossi e riuscimmo a salvarci con due giornate di anticipo». A Lecce ha avuto anche Zeman come allenatore. Com’è fare il centrale della difesa zemaniana? «Zeman, soprattutto fino a qualche anno fa, aveva un tipo di calcio ultra-offensivo, quindi per i centrali non era facile. La difesa era pronta ad aspettarsi di tutto, sapeva che doveva sempre soffrire. Nel tempo il suo calcio è mutato, le sue squadre subiscono meno reti. In quella stagione (2004-05, ndr), se non ricordo male, riuscimmo ad avere il secondo migliore attacco del campionato e guadagnammo la salvezza (66 gol fatti e 73 subiti, ndr)».Lei ha vissuto la Serie A nel periodo d’oro. Quali sono gli avversari peggiori che ha affrontato? «Sono tifoso della Fiorentina e per me confrontarmi con Batistuta e Rui Costa ha avuto un fascino particolare. Se tolgo la squadra viola, uno dei più forti che ho affrontato è senza dubbio Zidane. Quello fu un momento importante per il calcio italiano, si poteva fare la conta dei fenomeni ogni domenica». Attriti e momenti di tensione con qualcuno di loro? «Io facevo il difensore, avere discussioni con gli attaccanti, soprattutto quando giochi per salvarti, è la norma. Ibrahimovic era senz’altro uno di quelli più “peperini”, ma è davvero un grande campione». Una sua formazione ideale di giocatori che ha affrontato. «Schiererei un 4-3-3 con Buffon in porta, Maldini e Cafu i terzini, Nesta e Thiago Silva i centrali; a centrocampo, Rui Costa, Zidane e Roberto Baggio; in attacco Batistuta, Shevchenko e Ronaldo». Uno squadrone. «Sì, quelli erano i campioni che giocavano in Serie A in quegli anni». A 40 anni, per un ex calciatore, è il momento giusto per pianificare il futuro. Come vede il suo? «Mi piacerebbe fare il dirigente, ma lascio la porta aperta all’eventualità di fare l’allenatore in seconda in Serie A o in Serie B. Chiaramente, se fosse in piazze dove sono già stato sarebbe uno stimolo in più»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”