Corriere dello Sport: “Sempre più Mancio, ecco la sua Italia”

Sembra ormai sempre più sicura la scelta di far sedere Roberto Mancini sulla panchina della Nazionale Italiana. Ne parla proprio il “Corriere dello Sport” nella sua edizione odierna.

La strada che porta Roberto Mancini sulla panchina della Nazionale da ieri è un po’ più sgombra, o almeno lo è a parole. Antonio Conte, che per molti era il vero avversario azzurro di Mancio, ha detto da Londra: «Costacurta è un amico, abbiamo giocato insieme in Nazionale, ma forse dimentica che ho ancora 18 mesi di contratto con il Chelsea e il mio desiderio è rispettarlo. E non ho in programma di parlare con lui». L’ex ct si tira fuori, però potrebbe essere il Chelsea, nel giro di poche settimane o pochi mesi, a rispedirlo nella mischia azzurra. Se Abramovich lo licenzia (e allo Stamford Bridge la possibilità è data per probabile), Conte torna sul mercato. Va detta una cosa su Mancini: anche per il dopo-Prandelli era in corsa con Conte, aveva dato il suo ok incondizionato, avrebbe accettato anche con lo stesso stipendio del predecessore (poco oltre 1,5 milioni a stagione), mentre l’ex allenatore della Juve all’inizio disse di no e accettò solo quando Lotito e Tavecchio gli proposero il mega-ingaggio (per la Nazionale) attraverso lo sponsor.

IL GIOCO. Ma se arriverà Mancini, come sembra piuttosto probabile, la Nazionale punterà al gioco. Al bel gioco. Mancini potrebbe rappresentare la via di mezzo fra il selezionatore (di cui parla Costacurta) e l’allenatore, fra il tecnico con l’occhio lungo sulla qualità dei giocatori e l’istruttore che alla propria squadra dà un’idea, un sistema di gioco, un’identità. Non è maniacale (Sacchi, Conte), ma rispetto ai vecchi tecnici federali (Valcareggi, Bearzot, Vicini) ha in mente un suo gioco.

L’AGGIORNAMENTO. Mancano quattro mesi alla prima convocazione del nuovo ct. Ora toccherà a Di Biagio, in una specie di interregno tecnico, poi al suo sostituto. E in quattro mesi molti scenari possono cambiare, può esplodere qualche giovane, può mollare qualche anziano. Penetrare oggi nella testa di Mancini è un esercizio difficoltoso. Allena in Russia dal giugno dell’anno scorso e anche se non ha mai smesso di aggiornarsi non può avere la stessa conoscenza approfondita del calcio italiano della seconda epoca dell’Inter, dove ha chiuso nel giugno 2016. Negli ultimi 10 anni, Mancini ha allenato in Serie A solo due stagioni (una e… tre quarti), dal novembre 2014 a giugno 2016, il resto della sua carriera è trascorso in Inghilterra (dove ha vinto la Premier col Manchester City), in Turchia (Galatasaray) e ora in Russia (Zenit). Sarà indispensabile una full immersion nella Serie A. Del resto, vale lo stesso discorso per tutti i candidati, veri o presunti: anche Ancelotti, Ranieri e Conte allenano all’estero.

LA NAZIONALE. La prima mossa di Mancini ct sarà un colloquio diretto con il capitano, con Gigi Buffon. Se continuerà a giocare nella Juve, e se avrà piacere di restare anche in Nazionale, Mancio ripartirà da lui, altrimenti in porta andrà Donnarumma. Difesa a quattro, con la coppia milanista Bonucci-Romagnoli al centro, ma anche in questo caso l’eventuale nuovo ct parlerà con Chiellini che, il giorno dell’eliminazione dal Mondiale, non ha escluso di continuare magari fi no all’Europeo. Chiellini a giugno sarà vicino ai 34 anni. A sinistra, una passione di Mancio, Mimmo Criscito, il suo terzino nello Zenit. A destra, De Sciglio, Darmian o Conti. Qualità a metà campo con Pellegrini, Jorginho e Verratti che Mancini vede bene alle spalle della prima punta. In attacco, indiscutibilmente Insigne a sinistra, a destra Verdi o la garanzia di Candreva oppure, nel caso di un equilibrio più marcato, la corsa di Florenzi. Come centravanti, Mancini sceglierà di volta in volta il giocatore più in forma. Oggi giocherebbe Immobile, magari fra quattro mesi Belotti sarà di nuovo al massimo. Modulo di riferimento, il 4-2-3-1“.