Corriere dello Sport: “Scontri a Padova. Coinvolti tifosi catanesi che avevano partecipato al Derby del 2 febbraio 2007”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sugli scontri a Padova per il match contro il Catania.

Le indagini andranno avanti e non sono affatto esclusi ulteriori arresti dopo gli undici già eseguiti dei giorni scorsi, ma quella di ieri è stata pure la giornata dei primi Daspo emessi dal questore di Padova a seguito degli scontri all’Euganeo di martedì scorso: ben 17 hanno raggiunto i teppisti catanesi che hanno rovinato in un colpo solo quella serata di sport e quella in programma il prossimo 2 aprile al Massimino, che si disputerà a porte chiuse. Sette di questi Daspo hanno la durata di 10 anni e per sei è previsto pure, per lo stesso tempo, l’obbligo di firma; cinque hanno la durata di 5 anni (di cui quattro con obbligo di firma per tre anni), mentre gli altri cinque termineranno dopo 2 anni.

RECIDIVI. Purtroppo va pure registrato che tre dei delinquenti coinvolti negli incidenti erano già stati fra i protagonisti degli scontri del 2 febbraio 2007, allo stadio Massimino, in occasione del derby Catania-Palermo che costò la vita all’ispettore capo della Polizia, Flippo Raciti. E che il quarantenne che ha aperto la porta del settore ospiti, consentendo l’invasione di campo degli altri facinorosi, è stato “daspato” in due circostanze ed è gravato da precedenti per associazione mafiosa, rapina e spaccio di stupefacenti.

NIENTE RICORSO. Intanto ieri pomeriggio il Catania ha diffuso una nota in cui conferma che non farà ricorso: «Noi – si legge – vogliamo ispirare la comunità di Catania e consentirle di essere orgogliosa dei valori del club, che in questo caso incidono profondamente sulla nostra scelta. Il primo di questi valori è il rispetto che nutriamo per le istituzioni, per le forze dell’ordine che si prodigano affinché tutti possano partecipare alla festa dello sport, per tutte le persone offese dal teppismo e per i tifosi rossazzurri amareggiati, per le famiglie che vogliono vivere lo stadio con gioia e spensieratezza, per le regole e per il calcio. Oggi, pur nell’assoluta certezza di aver fatto tutto ciò che può essere richiesto a una società sotto l’aspetto comportamentale e organizzativo, rinunciamo a un nostro diritto per condannare concretamente la violenza, per offrire l’esempio con un segnale forte e chiaro, per dare un motivo d’orgoglio a chi vorrà apprezzare questa scelta etica: con coraggio, andiamo incontro alle conseguenze sportive ed economiche della responsabilità oggettiva configurata dal Giudice Sportivo».