Corriere dello Sport: “Premier League. Nel futuro arriva Premflix”

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” parla di una grande novità per la Premier League. La notizia, anticipata dal “Mail on Sunday”, che la Premier League tra breve (magari già dal 2022, quando scadono molti contratti in essere) lancerà un servizio globale in streaming stile Netflix per diffondere le partite, bypassando così le emittenti tradizionali ha fatto molto rumore. Semplice fare due calcoli. Se è vero che la Premier League viene seguita da circa 200 milioni di appassionati in giro per il mondo, il calcolo è semplice. Ad un costo ipotetico di 10 euro al mese (cioè 120 all’anno) i ricavi schizzerebbero a 24 miliardi di euro all’anno, circa sei volte e mezzo quelli attuali. Naturalmente sono calcoli un po’ azzardati. Perché logicamente i costi salirebbero sensibilmente. Bisognerebbe costruire una piattaforma tecnologica appropriata, ingaggiare telecronisti e regie in tante lingue diverse per i mercati locali, bisognerebbe fare un lavoro di marketing e vendita diretta in ogni angolo del mondo, tutte cose al momento affidate alle emittenti che acquistano i diritti. Però la prospettiva è allettante, come conferma Richard Masters, amministratore delegato della Premier League: «Abbiamo vagliato l’ipotesi in passato, ma non abbiamo ritenuto opportuno il momento. Però è chiaro che prima o poi la Premier League offrirà un mix di pacchetti da vendere a emittenti tradizionali e prodotti venduti direttamente al consumatore». Cioè una piattaforma OTT (Over The Top) come Netflix o appunto Amazon (che già detiene parte del pacchetto attuale nel Regno Unito), ma interamente di proprietà della Premier League. In realtà la Premier League non è certo pioniera in questo campo. Forse non tutti sanno che il primo campionato ad off rire un servizio OTT simile è proprio la nostra Serie A. La quale, dalla stagione 2018/19, tramite il servizio Serie A Pass, offre tutte le gare del nostro campionato (in aggiunta ad altri contenuti, tra cui highlight, magazine settimanali e partite storiche) al prezzo di 7,99 euro al mese (o 49.99 per l’intera stagione). Il servizio è disponibile nei paesi dove non sono stati venduti diritti ad emittenti locali: Olanda, Croazia, Israele, Slovenia, ma anche Malaysia, Pakistan e altrove. In tutto, una quarantina di territori. In pratica, piuttosto che svendere i diritti in un determinato territorio (o rischiare che un campionato venga oscurato) si vende direttamente al consumatore. Ed è questo che alletta la Premier League, perché in sempre più territori in giro per il mondo non vi è una vera concorrenza per i diritti-TV. Basti pensare che nello stesso Regno Unito (dove i diritti se li sono spartiti Sky, BT Sport ed Amazon) il valore del contratto è sceso nell’ultimo triennio. L’approccio naturalmente comporta anche dei rischi ed è per questo che molti sono scettici e lo stesso Masters mette le mani avanti. E’ diffi cile sapere, ad esempio, quanti si abbonerebbero ad un servizio simile in un determinato territorio. E, soprattutto, per quanti anni. Senza contare poi il rischio-pirateria. Allora forse è meglio puntare su una emittente che faccia da partner locale e garantisca un determinato introito per i prossimi tre anni (o sei anni, come hanno fatto di recente i paesi scandinavi). Anche perché ai club interessa soprattuto questo: avere degli introiti garantiti per poter pianifi care, non necessariamente entrare nel business dello spettacolo e della TV. Di sicuro però – anche a fronte dei costi pesanti delle pay-TV per il consumatore e il fatto che gli abbonamenti alle pay-TV sono da tempo stazionari se non in calo – avere l’opzione di una “PremFlix” è un asso nella manica.