“Palermo, è Pelagotti il vero «number one»”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Alberto Pelagotti e sul suo futuro in rosanero.

Del nuovo Palermo, rifondato dopo il fallimento, è il number one. In tutti i sensi. Di maglia, per partite giocate e per convinzione («Per me, l’1 è l’etichetta del protagonista»). Più che uno stacanovista, un simbolo. I numeri dicono tutto. E da quelli bisogna partire per spiegare la sua storia di leader, sia pure a volte discusso, come capita a tutti i portieri. Alberto Pelagotti difende la porta del Palermo ininterrottamente da 65 partite di campionato e da quasi 2 anni (24 novembre 2019), solo in Coppa Italia in questa stagione ha saltato la gara col Monopoli dove ha parato Massolo.

In totale 76 presenze, più una in Coppa, nessun infortunio in 3 anni, nemmeno l’assenza per Covid. Praticamente sempre tra i pali, dal giorno della rinascita. L’unica partita saltata fu Palmese-Palermo in D per scelta di Pergolizzi che preferì Fallani come 2001 obbligatorio. Pelagotti era comunque in panchina. Un’altra curiosità: su sette rigori contro, ne ha parati due e per tre volte gli avversari hanno sbagliato. Anche questa sembra magia. La favola, fra qualche mese, potrebbe ripartire con nuove pagine affascinanti. Dipende però da tante cose. Dall’andamento della squadra, dal rendimento del “Pela”, dal contratto che scade il prossimo giugno e dal futuro della società ancora incerto .

Per questo è arrivato a Palermo il suo procuratore che poi è un altro monumento delle recenti vicende rosanero: Stefano Sorrentino. Tra i due un’antica amicizia e tanta stima. Si gettano le basi per il rinnovo. Le qualità di Pelagotti non si discutono. Tempo dunque ne avrebbe per realizzare l’impresa di rivedere la A dopo averla persa proprio al Barbera con l’Empoli e per collocarsi tra i portieri rosa finiti nella galleria dei migliori. Come Sorrentino appunto la cui gigantografia risalta nel museo calcistico palermitano visitato dai due protagonisti di ieri e di oggi, durante una pausa di lavoro. Sorrentino non ha fatto mistero delle sue emozioni: «E’ sempre bello tornare a casa», ha detto. Ora vorrebbe che Palermo diventasse anche il nido del suo assistito.