Corriere dello Sport: “Nuove regole in arrivo. Svolta Primavera, giocano gli italiani”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle nuove regole in arrivo per i settori giovanili in Italia.

«I talenti ci sono, ma non giocano» dice spesso Roberto Mancini. Valga l’esempio di Pafundi, pupillo del Ct: ha collezionato appena 65 minuti in questa Serie A. Ma gli italiani faticano a trovare spazio persino in Primavera, dove in testa alla classifica c’è uno straordinario Lecce che scende regolarmente in campo con 11 stranieri. Al netto delle rivoluzioni promesse dopo la clamorosa eliminazione dal Mondiale (397 giorni fa) le opportunità per i giovani continuano a mancare. Così la Lega Serie A ha deciso di anticipare la svolta: dal 2025-26 le rose dei club nel massimo campionato giovanile saranno fatte da almeno 10 calciatori convocabili in azzurro e altri 10 formati nei vivai d’Italia per un periodo di almeno due anni. In quest’ultimo caso si parla di “local” e nella categoria sono inclusi gli stranieri che dal 12° anno di età vengono tesserati per una società affiliata alla Figc. Per arrivare alla formula 10+10 del ‘25-’26 si partirà da 5 italiani e 5 local già nella prossima stagione di Primavera, mentre saliranno a 8 e 8 nel 2024-25.

RIVOLUZIONE. La Commissione Settori Giovanili della Serie A lavora alle nuove norme da questa estate. Il via libera c’è stato nel consiglio di Lega della scorsa settimana e ieri, in occasione della finale di Coppa Italia, il presidente Lorenzo Casini ha dato l’annuncio: «La cura e la valorizzazione dei vivai sono una priorità sia in termini di infrastrutture sia a livello tecnico per favorire la crescita dei giovani». «Siamo certi – ha proseguito – che in poco tempo vedremo i benefici attesi». La rivoluzione è doppia perché oggi non esistono regole per agevolare il percorso dei nostri talenti; e in un calcio sempre più globale, vale quella del mercato: gli stranieri costano meno e l’obiettivo di ogni settore giovanile è fornire calciatori alla prima squadra, a prescindere dalla loro nazionalità. Eppure il Ct Mancini continua a denunciare la mancanza di scelte. Un male cronico, certificato dai numeri: ogni weekend in A sono titolari in media tra i 60 e i 70 italiani su 220. Significa che le convocazioni sono quasi obbligate. E le difficoltà aumentano nelle nazionali giovanili, costrette a pescare nelle categorie più basse pagando un gap di esperienza con i competitor europei.

NOVITÀ. Altre novità riguardano la distinta gara, che scenderà a 22 calciatori, e la possibilità che dal ‘24-’25 il campionato Primavera non sia più U19 ma U20. L’introduzione di promozioni e retrocessioni ha fatto crescere la competitività, con la conseguenza che molti allenatori utilizzano i fuori quota per raggiungere gli obiettivi: anche questo è un tema da approfondire, insieme alla possibilità che l’aumento del numero di “azzurrabili” diventi legge anche in A, dove vige il sistema “4+4” come in gran parte d’Europa. Una vecchia battaglia del presidente federale Gravina, che nel frattempo ha apprezzato la scelta della componente con la quale va mano d’accordo. È bene ricordare che sull’argomento, dopo il ricorso dell’Anversa, pende una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, secondo la quale l’obbligo di utilizzare un tot di calciatori formati all’interno di un Paese potrebbe essere in contrasto col principio della libera circolazione dei lavoratori UE.