Corriere dello Sport: “Napoletani e romanisti due mesi senza trasferte”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle trasferte vietate a Napoli e Roma.

Una stangata totale ed esemplare. Non ha voluto mezze misure il ministro Piantedosi, consapevole che in ballo c’era molto di più di una questione puramente calcistica. «Non posso fare a meno di considerare un provvedimento generale di ordine pubblico per quanto riguarda le due tifoserie» aveva annunciato nel primo pomeriggio il capo del Viminale. Detto, fatto. Gli scontri di Badia al Pino dell’8 gennaio tra gli ultras di Napoli e Roma hanno portato al provvedimento più severo: un decreto volto a impedire, per due mesi a partire da oggi, le trasferte a entrambe le tifoserie, con i settori ospiti chiusi a chiave e l’impossibilità di acquistare biglietti per le partite fuori casa ai residenti delle due province.

Sei giorni di valutazioni – tecniche certo, ma anche politiche – che alla fine hanno convinto Piantedosi a firmare un provvedimento storico, visto che gli unici precedenti risalgono al 2008 (quando Maroni impedì ai napoletani di andare in trasferta per tutta la stagione dopo gli incidenti sul treno) e al 2014 (firmato da Alfano nei confronti dei tifosi bergamaschi). Per la prima volta vengono fermate due tifoserie contemporaneamente, con 4 gare off limits per ciascuna: Spezia (22/01), Napoli (29/01), Lecce (11/02) e Cremonese (28/02) per i giallorossi (e potrebbero diventare 5 in caso di quarti di Coppa Italia al Maradona l’1 febbraio); Salernitana (21/01), Spezia (5/02), Sassuolo (17/02) ed Empoli (25/02) per gli azzurri. Tutto tornerà alla normalità solamente alla 27ª (19 marzo), quando la squadra di Mourinho giocherà tra l’altro il derby contro la Lazio.

ABODI. Per Piantedosi non è stato facile arrivare al decreto di ieri. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro aveva decisamente ammorbidito i toni, lasciando immaginare un approccio più soft anche su consiglio di alcuni componenti del governo. Secondo molti, infatti, non sembrava esserci un concreto rischio di reiterazione delle violenze (ma per Piantedosi «esiste il concreto pericolo che tali comportamenti possano ripetersi»), avvenute in questo caso lontano dagli stadi. «Chi diventa violento ed entra nella dimensione della delinquenza perde lo status di tifoso, faccio fatica a chiamarlo così perché non lo è più – ha detto ieri il ministro per lo Sport, Andrea Abodi – Le società ne sono consapevoli, mi auguro che ci sia una collaborazione sempre più stretta». Abodi ha comunque ribadito che «l’impegno comune degli anni scorsi ha ridotto drasticamente le problematiche della violenza»