Corriere dello Sport: “L’Italia s’è rotta”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia di Mancini.

Daniele De Rossi che attraversa il prato di Wembley, appena rasato… all’italiana, con “Achille” Spinazzola portato a “cavacecio” e gli occhi lustri da freschi campioni d’Europa: e chi se la dimentica più quella immagine. Nemmeno un anno dopo, uscendo dallo spogliatoio del tempio londinese, il buon DDR, ai colleghi sudamericani che gli chiedevano della derrota azzurra, non ha potuto fare a meno di confessare: «Non pensavo ci fosse tanto divario tra noi e l’Argentina». Già: da una parte una legittima pretendente al prossimo titolo di campione del mondo, ricca di fuoriclasse e di forza tattica e morale e dall’altra un avversario, già meno dotato, per di più svuotato di ogni energia fisica e mentale e privo oltretutto dei talenti migliori del suo ciclo vincente. Se poi Messi, Di Maria e Lautaro, con Dybala di scorta giocano tutti dalla stessa parte…

Il bello, beh, diciamo il brutto, delle prossime due settimane, è che la nostra Nazionale sarà chiamata, in Nations League, a misurarsi con avversarie di altrettanto valore assoluto, Germania e Inghilterra (oltre all’Ungheria), tali da poter ampliare questa idea sfuocata di una squadra eurotitolata ma evaporata nei mesi a seguire e ora in balia di una crisi verticale.

CHE FARE. In mezzo al mare tempestoso, ovviamente, si trova Roberto Mancini, mai così solo con i suoi pensieri e le sue responsabilità: «Ripartire adesso sarà più complicato rispetto al 2018» ha ammesso nell’immediato dopo partita. Voci e scenari di fantamercato si sono naturalmente accesi subito all’alba del giorno dopo. Certo, dovessero arrivare altre 4 sconfitte… Ma il ct per parte sua non vuole e non può cercare scorciatoie. Il tempo dell’eventuale divorzio è passato nei giorni successivi lo shock palermitano contro la Macedonia del Nord e la mancata qualificazione mondiale bis. Davanti alla riconferma di fiducia immediata da parte di Gravina in quelle ore, lui ha ben presto risolto i propri dubbi, come era giusto che fosse. Il presidente federale non ha cambiato idea. Domani arriverà a Coverciano per viaggiare con la squadra verso Bologna e avrà modo di confrontarsi con il ct. Che per parte sua ieri ha parlato con i giocatori (molto anche in campo, interrompendo il gioco sovente, chiedendo precisione nello sviluppo offensivo), anche con i senatori titolati lasciati partire. Jorginho e Verratti in particolare, uomini simbolo del bel gioco offerto nel recente passato. Un’assenza, la loro, di qui a metà giugno, ancora più simbolica a marcare la necessità di un nuovo scenario, oggettivamente complicato da inventare.
Pianificare coraggiosamente, come è stato fatto con il Club Italia, uno screening di tutti i giovani azzurrabili, è stato il segno tangibile delle proprie intenzioni di cercare di programmare il futuro. Ma i risultati, anche in Nazionale, pesano eccome. Per dire, una eventuale retrocessione in B della Nations League, non aiuterebbe certamente a dare coraggio a una nuova Italia.