Corriere dello Sport: “Indice di liquidità. Otto club di B e 17 di C restano in bilico: pagheranno solo dopo il verdetto”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’indice di liquidità che mette in bilico otto club di B e 17 di C.

Siamo ai tempi supplementari di una partita infinita, diventata una battaglia di principi oltre che la rappresentazione pratica della frattura insanabile tra Serie A e Federcalcio. L’indice di liquidità, il contestato rapporto tra attività e passività correnti, diventerà un parametro ammissivo per l’iscrizione al campionato? Lo comunicherà oggi il Tar del Lazio, dopo il ricorso d’urgenza presentato dalla Figc contro la decisione del Collegio di Garanzia, che aveva accettato parzialmente il reclamo della Lega congelando di conseguenza le licenze nazionali.

CORTOCIRCUITO. Siamo nell’extra-time poiché il ricorso è stato discusso ieri in camera di consiglio alla presenza dei legali delle due parti in causa, ma i giudici si sono riservati di pubblicare solamente oggi la decisione cautelare. Significa che, in caso di sentenza favorevole alla Figc, chi non è in regola con i conti dovrà sistemarli entro mezzanotte. La scadenza delle iscrizioni è infatti al 22 giugno (oggi) e 17 società di Serie C e 8 di Serie B non intendono ripianare prima di conoscere la fine di questa vicenda. Tra quelle con maggiore esposizione ci sarebbero le new entry del campionato cadetto Cagliari, Venezia e Genoa. Si rischia un cortocircuito senza precedenti.

INDICE. Il tema scotta e spacca. Anche il Collegio presso il Coni, la Cassazione dello sport, aveva temporeggiato: udienza il 9 giugno, decisione (contro-pronostico a favore della Lega) annunciata solamente il 13. Il giudice amministrativo ora ha una patata bollente tra le mani, l’ultimo atto di uno scontro istituzionale in seno al calcio che non si placa nonostante gli appelli all’unità del presidente del Coni Malagò e della sottosegretaria Vezzali. Il consiglio della Figc aveva fissato a fine aprile (coi voti contrati dei rappresentati della Serie A, Casini, Lotito e Marotta) l’indice di liquidità a quota 0,5, slegandolo dal mercato (come era in precedenza, ma a 0,6, e come tornerebbe in caso di vittoria odierna dei club) e rendendolo un criterio ammissivo ai campionati, senza correttivi ulteriori. Semplificando: se un club di A si aspetta di incassare 100 entro una certa data, può prevedere una spesa di 200. Per la Lega Serie B e per la Lega Pro questo rapporto è a 0,7, in Germania addirittura a 1 (tanto incassi, tanto spendi).

TEMPISTICA. La Serie A voleva l’indice a 0,4 anziché a 0,5, parlando di proporzione sulla base delle perdite economiche causa pandemia e aggiungendo come correttivo il valore storico dei calciatori: la Figc di Gravina ha detto “no” e il presidente di Lega Casini l’ha portata in tribunale, spuntandola al primo round. La Lazio era fuori parametro per un paio di milioni, anche se due sere fa una nota della Serie A ha precisato come i biancocelesti abbiano «provveduto agli adempimenti finanziari funzionali al rispetto di tutti i parametri necessari all’iscrizione, incluso quindi l’indice di liquidità al 31 marzo scorso già dichiarato illegittimo dal Collegio di garanzia». Il bonifico di Lotito non è mai arrivato, fa sapere invece la Figc. «L’obiezione accolta dalla giustizia sportiva – prosegue la nota – ha sempre riguardato il modo e la tempistica con cui si sono voluti introdurre questi criteri». Il Collegio (che non ha ancora pubblicato le motivazioni) infatti non ha messo discussione la filosofia del nuovo indice, annullando i provvedimenti nella parte in cui si prevede che la verifica del possesso del requisito sia fissato «in un termine che precede la chiusura di esercizio». Anche ieri in udienza al Tar gli avvocati della federazione hanno lamentato mancanza di chiarezza proprio su questo punto, visto che fissare un termine di “chiusura di esercizio” appare complesso: c’è chi lo chiude il 30 giugno, chi a fine dicembre. Così, secondo via Allegri, salterebbe il sistema dei controlli con evidenti ricadute.