Corriere dello Sport: “Il nostro calcio d’esportazione: Balotelli è solo l’ultimo che ha valicato i confini, ma ci sono tanti ragazzi sparsi in tutto il mondo che inseguono i loro sogni”

Il calcio è di tutti e dappertutto. Dall’Inghilterra alla Mongolia. I nostri riflettori sono accesi su quegli italiani che sono andati a giocare lontano dal loro Paese in cerca di una chance o per mettersi in mostra a livello internazionale. Non basterebbero 80 giorni per girare tutto il mondo e trovare i nostri “azzurri”, ma un bel viaggetto (virtuale) ce lo siamo fatti. Chi è l’ultimo italiano che ha preso il volo? Super Mario Balotelli. Anzi, monsieur Balotelli: «A Nizza mi manda Garibaldi». Ed è subito Balo-mania. L’ex milanista è andato in Ligue 1 per cercare l’ennesimo riscatto e provare a rilanciarsi ancora una volta. Il Balotelli 3.0 è sbarcato in Francia, ma è solo l’ultimo di una lunga lista. Prima di lui infatti il portiere Morgan De Sanctis ha lasciato l’Italia per fare compagnia ad Andrea Raggi nel Monaco. Sfida a tinte azzurre contro il Psg di Marco Verratti e Thiago Motta. Non c’è più Salvatore Sirigu, andato a giocare in Spagna al Siviglia (con Vazquez) su richiesta del nuovo allenatore Jorge Sampaoli. E contro Cristiano Piccini del Betis si prospetta un derby nel derby. Il sottomarino del Villarreal sarà pure giallo, ma quest’anno è anche un po’ azzurro. Già, perché oltre a Daniele Bonera, che ha prolungato il contratto a giugno dopo la sua prima stagione in Liga, sono arrivati altri due rinforzi dall’Italia: ecco Roberto Soriano dalla Sampdoria e Nicola Sansone dal Sassuolo. Cavallo di ritorno Pepito Rossi, che dopo le esperienze con Villarreal e Levante torna in Liga con la maglia del Celta Vigo. Vincenzo Grifo alla conquista della Germania: è lui il giocatore italiano da cerchiare in rosso in Bundesliga. Dopo aver trascinato il Friburgo alla promozione, è pronto a mettersi in vetrina. E in Premier League? Chiamatela ItalPremier: da Zaza a Okaka, da Darmian a Ogbonna passando per Mannone e Borini. NON SOLO TOP. Non solo grandi giocatori però, perché ci sono ragazzi che vivono per il calcio e pur di trovare una squadra hanno girato tutto il mondo. E’ il caso di Matteo Boccaccini, sbarcato addirittura in Bosnia. Zero paura, tanta voglia di riscatto dopo brutti infortuni: Il ragazzo è stato contattato direttamente dall’allenatore, suo ex tecnico in Slovenia. Sappiamo cosa staranno pensando in molti: «Ma che campionato c’è in Bosnia?». Eccome se c’è, anche più di uno. Il difensore italiano gioca nel Zeljeznicar, la squadra con il maggior numero di tifosi: «Nella prima giornata abbiamo affrontato il Sarajevo nel derby e c’era il tutto esaurito – giura Boccaccini – qui vivono per il calcio». Tifosi calorosissimi quelli bosniaci: «Un po’ sì, ma qui mi trovo bene: si vive con poco, e si mangia benissimo». Piatto tipico? «La pljeskavica, un misto di carni speziate». E se dovesse lasciare il Paese slavo ha già le idee chiare: «Mi piacerebbe andare in Olanda». Si è trovato bene in Bulgaria, talmente tanto da rimanerci anche dopo il ritiro , Marco D’Argenio: ha giocato cinque anni nel Botev Plovdiv, ha smesso l’anno scorso ma è rimasto lì. Aveva anche provato a tornare in Italia, Marco, ma quel cuore ormai batteva per la Bulgaria. Motivo? «Lì ho conosciuto la mia attuale compagna Tanya Aleksandrova – spiega – oggi vivo a Plovdiv e collaboro con una agenzia di procuratori per il mercato dell’Est». Merito dell’allenatore (italiano anche lui) Enrico Piccioni, che lo chiamò per andare al Botev: «Fu lui a portarmi in Bulgaria per la prima volta. Il campionato non è facile, anche se a livello economico ci sono tanti problemi». Tifosi caldissimi: «Il ricordo più bello è il derby v i n t o davanti a 20.000 persone». OLTREOCEANO. Cambiate le lancette dell’orologio, si va nelle Filippine. Eh già, anche lì c’è un campionato. A raccontarlo è Federico Zini, svincolato da un mese dal Ceres La Salle, squadra della città di Bacolod: «Purtroppo ho dovuto risolvere il contratto per un brutto infortunio, ma qui si vive meglio di come immaginassi. Ci sono città moderne, i filippini sono ospitali e solari, ti mettono subito a tuo agio». E non pensate che lì il calcio non sia seguito: «Mi sono emozionato il giorno della mia presentazione: c’erano ventimila persone solo per me. Mi fermavano per strada per chiedermi foto e autografi. Gli stadi sono sempre pieni, 40.000-45.000 persone». Certo che le Filippine sono lontane… «All’inizio non ero convintissimo di andare, sono molto legato alla mia famiglia e il fatto del fuso orario mi spaventava un po’». Una cosa poi l’ha convinto a mollare tutto e partire: «La possibilità di fare la Champions asiatica è stata decisiva». Tante storie, insomma. Aspettate però, perché ancora non le avete sentite tutte. In Venezuela c’è Michele Di Piedi, attaccante dei Metropolitanos di Caracas. Ama viaggiare, e questa è solo una delle tante tappe della sua carriera: Inghilterra, Cipro, Lituania e Myanmar, la vecchia Birmania. A 34 anni poi una nuova vita in Venezuela. Appena arrivato è già nella storia: Di Piedi infatti è il primo italiano a giocare in quel Paese. E pensare che l’attaccante aveva firmato con gli indonesiani del Persib Bandung, club di Thohir, ma il campionato non partì per problemi tra la Federazione e il Governo. La chiamata decisiva è arrivata da Mauro Ardizzone e oggi Michele si ritrova ai Metropolitanos. Il segreto? «Mai perdere la fiducia nelle proprie qualità». Racconti, aneddoti e curiosità. Di chi il mondo l’ha girato per davvero in lungo e in largo. IL NOSTRO CALCIO D’ESPORTAZIONE Balotelli è solo l’ultimo che ha valicato i confini, ma ci sono tanti ragazzi sparsi in tutto il mondo che inseguono i loro sogni. ITALIANI ALL’ESTERO Non solo Zaza, Pellè e Soriano: scopriamo i giocatori che hanno deciso di emigrare go alla promozione, è pronto a mettersi in vetrina. E in Premier League? Chiamatela ItalPremier: da Zaza a Okaka, da Darmian a Ogbonna passando per Mannone e Borini. NON SOLO TOP. Non solo grandi giocatori però, perché ci sono ragazzi che vivono per il calcio e pur di trovare una squadra hanno girato tutto il mondo. E’ il caso di Matteo Boccaccini, sbarcato addirittura in Bosnia. Zero paura, tanta voglia di riscatto dopo brutti infortuni: Il ragazzo è stato contattato direttamente dall’allenatore, suo ex tecnico in Slovenia. Sappiamo cosa staranno pensando in molti: «Ma che campionato c’è in Bosnia?». Eccome se c’è, anche più di uno. Il difensore italiano gioca nel Zeljeznicar, la squadra con il maggior numero di tifosi: «Nella prima giornata abbiamo affrontato il Sarajevo nel derby e c’era il tutto esaurito – giura Boccaccini – qui vivono per il calcio». Tifosi calorosissimi quelli bosniaci: «Un po’ sì, ma qui mi trovo bene: si vive con poco, e si mangia benissimo». Piatto tipico? «La pljeskavica, un misto di carni speziate». E se dovesse lasciare il Paese slavo ha già le idee chiare: «Mi piacerebbe andare in Olanda». Si è trovato bene in Bulgaria, talmente tanto da rimanerci anche dopo il r i t i r o , Marco D’Argenio: ha giocato cinque anni nel Botev Plovdiv, ha smesso l’anno scorso ma è rimasto lì. Aveva anche provato a tornare in Italia, Marco, ma quel cuore ormai batteva per la Bulgaria. Motivo? «Lì ho conosciuto la mia attuale compagna Tanya Aleksandrova – spiega – oggi vivo a Plovdiv e collaboro con una agenzia di procuratori per il mercato dell’Est». Merito dell’allenatore (italiano anche lui) Enrico Piccioni, che lo chiamò per andare al Botev: «Fu lui a portarmi in Bulgaria per la prima volta. Il campionato non è facile, anche se a livello economico ci sono tanti problemi». Tifosi caldissimi: «Il ricordo più bello è il derby vinto davanti a 20.000 persone». OLTREOCEANO. Cambiate le lancette dell’orologio, si va nelle Filippine. Eh già, anche lì c’è un campionato. A raccontarlo è Federico Zini, svincolato da un mese dal Ceres La Salle, squadra della città di Bacolod: «Purtroppo ho dovuto risolvere il contratto per un brutto infortunio, ma qui si vive meglio di come immaginassi. Ci sono città moderne, i filippini sono ospitali e solari, ti mettono subito a tuo agio». E non pensate che lì il calcio non sia seguito: «Mi sono emozionato il giorno della mia presentazione: c’erano ventimila persone solo per me. Mi fermavano per strada per chiedermi foto e autografi. Gli stadi sono sempre pieni, 40.000-45.000 persone». Certo che le Filippine sono lontane… «All’inizio non ero convintissimo di andare, sono molto legato alla mia famiglia e il fatto del fuso orario mi spaventava un po’». Una cosa poi l’ha convinto a mollare tutto e partire: «La possibilità di fare la Champions asiatica è stata decisiva». Tante storie, insomma. Aspettate però, perché ancora non le avete sentite tutte. In Venezuela c’è Michele Di Piedi, attaccante dei Metropolitanos di Caracas. Ama viaggiare, e questa è solo una delle tante tappe della sua carriera: Inghilterra, Cipro, Lituania e Myanmar, la vecchia Birmania. A 34 anni poi una nuova vita in Venezuela. Appena arrivato è già nella storia: Di Piedi infatti è il primo italiano a giocare in quel Paese. E pensare che l’attaccante aveva firmato con gli indonesiani del Persib Bandung, club di Thohir, ma il campionato non partì per problemi tra la Federazione e il Governo. La chiamata decisiva è arrivata da Mauro Ardizzone e oggi Michele si ritrova ai Metropolitanos. Il segreto? «Mai perdere la fiducia nelle proprie qualità». Racconti, aneddoti e curiosità. Di chi il mondo l’ha girato per davvero in lungo e in largo. Per lavoro e per passione, verso quel pallone che non smetterà mai di rotolare”. Questo quanto scrive l’edizione odierna del “Corriere dello Sport”.