Corriere dello Sport: “Giovane Italia. I baby di Ventura ora sono pronti”

Ci è capitato una sola volta nella storia di giocare contro un’avversaria ancora più in basso rispetto al 183° posto del ranking Fifa, occupato attualmente dal Liechtenstein: si tratta di San Marino (31 maggio 2013, 4-0 a Bologna, prima prova generale prima della Confederations Cup), allora 207ettesima Nazionale mondiale (su 211). Questo per dire che l’obiettivo di Ventura in questa sua prima vera settimana di lavoro da ct a Coverciano è senza dubbio quello di preparare al meglio una sfida che comunque vale 3 punti verso Russia 2018 ma anche, se non soprattutto, quello di far lievitare in fretta la sua Italia rinnovata. Non solo in fatto di schemi e di tattica, con l’approdo accelerato al suo 4-2-4, lasciando nell’armadio azzurro il 5-3-2 contiano (senza naftalina ancora) ma anche per quel che riguarda la maturazione a tappe forzate del suo gruppo di giovani deb. Perché Ventura, non c’è dubbio, critiche o non critiche, tormentoni o non termontoni (leggasi Balotelli), la strada del rinnovvamento azzurro l’ha intrapresa con coraggio e determinazione. Lui la definisce fisiologica e in un certo senso ha ragione: sul giornale di ieri ci siamo soffermati sul peso dell’età che grava sulla Nazionale del 2015/16, la più vecchia di sempre. Martedì prossimo, al Meazza arriverà la Germania. Ognuno avrà in mente la propria sfida leggendaria del passato da ricordare ma in termini di storia Nazionale recente il rimando più significativo è quello del 2006, al mondiale vinto dall’Italia a Berlino, dopo la fantastica semifinale di Dortmund contro i tedeschi. Ebbene, dieci anni dopo, resistono ancora tre fuoriclasse di quel gruppo indimenticabile: Buffon, Barzagli e De Rossi. In questo momento sono a disposizione del ct in due. Nei due lustri che sono seguiti a quel trionfo, il lavoro svolto dai successori di Lippi è stato quello di innestare nel corpo del gruppo squadra iridato, via via che ci si allontanava dall’Evento, il blocco Juve dievenuto dominatore in Italia, soprattutto grazie alla B-BBC, non risparmiata dal tempo e dalle mille battaglie (come certificano le assenze di Barzagli e Chiellini). A Ventura tocca il compito di andare gradualmente oltre tutto questo, più quello primario di qualificarsi per il Mondiale.

LARGO AI GIOVANI. Non sono molte le strade da percorrere in questo senso: si tratta di scegliere volti nuovi, metterli nella condizione migliore e farli entrare nel nuovo gruppo. Il ct lo ha fatto fin da subito: con lui hanno già esordito Donnarumma, fenomeno da record di precocità, gli altri predestinati Rugani e soprattutto Romagnoli, già titolare in questa Nazionale, così come Belotti, 43 anni in due, il centravanti battezzato dell’Italia di Ventura. Bisogna aggiungere che sono a Coverciano in questo momento Politano, Gagliardini, Zappacosta, Cataldi, tutti che oscillano tra i 22 e i 24 anni. Si è poi già visto Benassi, anche se per ora un lampo mentre Perin ha ripreso il suo posto dopo l’infortunio, come terzo portiere, mentre Bernardeschi è stato confermato tra i “premondiali”. E tutto questo in poco più di due mesi. Una forte accelerazione, rispetto al recente passato, che troverà certamente continuità alla ripresa a marzo, dopo i primi due stage ottenuti dal ct, con l’appoggio della Federazione, dedicati appunto alla crescita nel rinnovamento. Un percorso per altro che anche Conte aveva iniziato, in modo diverso e con il rimpianto di aver perso Verratti sul più bello: tra i suoi 61 convocati, i debuttanti sono stati 11, di cui solo 5 sono entrati alla fine nella lista di Euro 2016. Tra loro i giovani under Sturaro e Berardeschi, comunque riserve, Zaza, venticinquenne, più Eder e Pellé, arrivati in azzurro in piena maturità“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.