Corriere dello Sport: “È un Palermo all’inglese. La ‘cura City’ funziona”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla cura City per il Palermo.

Oltre alla frenesia del viaggio di studio, ai cinque giorni di allenamento in un posto comodo e morbido, ai morsi del vento autunnale che in Inghilterra già taglia in due i pomeriggi, il Palermo si porta a casa per ricordo la vittoria contro una squadra di Premier League. Evitate di chiamarla amichevole, perché qualcuno potrebbe offendersi e per mettere le cose in chiaro entrambi gli allenatori hanno provveduto a far rientrare giocatori già sostituiti come in un allenamento qualsiasi. Giusto un paio, per crearsi un alibi.

C’è uno stadio di lusso anche se vuoto, l’Academy Manchester City Campus che fa da guarnizione a un centro sportivo impressionante quanto una basilica, e c’è pure un arbitro vero di Premier League, non come il cartonato di Guardiola che in sua assenza fanno girare tra i visitatori dell’Etihad Stadium.
Manca un bel pezzo di Nottingham Forest, è vero, tra pletora di nazionali e infortuni. Di fatto è un’Under 23 con qualche sotto età e un paio di riserve della prima squadra. Tipo il centrocampista Fewster al quale non a caso si annota nel finale l’unica occasione autentica della squadra inglese, un tiro dal limite che si affloscia sulla stomaco di un difensore. Il Palermo invece è pressoché intero e mostra quel che deve, una fluidità di schemi frutto dell’insistenza di Corini nel riprovare le scene mille volte come un cineasta ossessionato e pure della scorrevolezza dell’erba dei campi inglesi.

Insomma, il master di Manchester sembra avere funzionato. Con Bettella fermato da un affaticamento muscolare di cui va verificata l’importanza, Corini per tutto il primo tempo piazza lo stesso 4-3-3 e conquista terreno lentamente e inesorabilmente a mano a mano che si attenua la corsa battente dei ragazzini del Nottingham. Guidati da un Ateef Konate niente male, regista offensivo travestito da seconda punta. Il Palermo in questa versione pressoché originale ha la tecnica per assorbire a poco a poco la gara, ma non l’aggressività che l’allenatore invoca. Stulac su punizione mira due volte alle nuvole e un’altra lievemente a sinistra, Elia strappa al vuoto un pallone in area e lo schianta sulla traversa: parliamo pure di gol mangiato.
Qualche cambio e una rimodellata all’insieme col 4-2-3-1 migliorano ulteriormente le cose. Claudio Gomes, prestito di benvenuto dal City, è un mediano solido che azzecca le vie di passaggio, Floriano e Vido portano vivacità. L’ultimo in particolare è pericoloso, e pericolosissimo quando in mezzo all’area trova Segre che non corregge. Ma tanto c’è Soleri, per il quale smettere di segnare entrando a partita iniziata è più facile a dirsi che a farsi: il tiro di Vido viene sbarrato, Pierozzi mette al centro, il portiere Kanuric respinge come capita e il centravanti gira in porta. Va bene, non era un esame di dottorato. Ma non si va via da Manchester con l’idea di avere perso tempo e i ringraziamenti al City per l’ospitalità acquistano un senso.