Corriere dello Sport: “Da Palermo al golfo di Napoli, il mare azzurro non ci ha restituito colore”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia di Mancini che a Napoli contro l’Inghilterra ha incassato la prima sconfitta delle qualificazioni ad Euro 2024 e la mette a confronto con quella di un anno fa a Palermo che ha escluso gli azzurri dal Mondiale in Qatar.

Da Palermo al golfo di Napoli, il mare azzurro non ci ha restituito colore. E chissà se Malta, restando nel Mediterraneo, ci aiuterà a ritrovare la rotta giusta. Un anno dopo l’eliminazione dal Mondiale in Qatar, il ct Mancini naviga a vista. Se possibile, le sue incertezze sono aumentate, non diminuite. Basta un soffio di vento per imbarcare acqua, come si è visto con l’Inghilterra. Perdere ci stava, forse era prevedibile, considerando la differenza di valori. E’ più scomodo constatare di aver smarrito un’identità precisa. Il ritorno alla formula di Wembley non ha pagato, anzi ci ha fatto sprofondare nelle paure e nella discesa di dodici mesi fa, quando un gol di Trajkovski ci fece fuori dai play off dopo il sorpasso subìto dalla Svizzera. Meglio l’Italia di Gnonto e Politano, di Cristante e di Tonali. La freschezza e la fisicità, che ci avevano consentito di agganciare le finali di Nations, sono l’unico antidoto credibile alla crisi. Ci servono entusiasmo e antiche virtù, difesa e contropiede manovrato, per rientrare nel solco della tradizione del calcio azzurro. L’Italia del doppio play, ne va preso atto, sta scomparendo.

Occhio ai cannoni piazzati sulle mura fortificate del porto a La Valletta. Si rischiano trappole. E’ un bivio, considerando la classifica. Dobbiamo vincere. La Macedonia ci precede di tre punti. A giugno ci fermeremo per la Nations. A settembre, in un periodo solitamente infausto per il calcio azzurro, ripartiremo a Skopje. Confronto diretto in casa del nostro peggiore incubo. Non c’è troppo da scherzare. Per trasformare la salita in discesa, come dice il ct, servirà una prova convincente a Ta’ Qali. A Malta l’ultima volta, nel 2014 (ct Conte), abbiamo vinto di misura: 1-0, gol di Pellé. Risultato bissato l’anno dopo al Franchi, erano qualificazioni europee. Gli altri precedenti sono favorevoli a livello statistico (8 vittorie su 8) e non devono indurre in tentazione: sempre state partite sofferte. Il successo più largo trent’anni fa, marzo 1993, ma giocavamo in casa: 6-1 per l’Italia a Palermo, Sacchi in panchina, unica doppietta azzurra di Roberto Mancini.

Il ct ora si tormenta nel dubbio. Si è preso qualche ora di riflessione. Nella pancia del Maradona, ha difeso Jorginho. Manca un regista alternativo all’Italia, non solo un centravanti, ma il doppio play non funziona e non è detto che non si possa giocare (bene) con caratteristiche diverse. Cristante, più di Tonali, dovrebbe sostituire Barella, rientrato a Milano. Vedremo se il milanista subentrerà o meno a Jorginho, scalando il romanista come vertice basso. Verratti conserverà il posto. Dietro gli stessi quattro di Napoli (Di Lorenzo, Toloi, Acerbi, Spinazzola) salvo sorprese o problemi fisici. Complicato ipotizzare un cambio di modulo. Il 3-5-2 era un’ipotesi per l’Inghilterra. A Malta bisogna ritrovare pericolosità offensiva. Gnonto, entrato con personalità, è pronosticato nel blocco dei titolari. Politano insidia Berardi. Davanti è ballottaggio. Il ct deve decidere se insistere con Retegui o se sganciare Scamacca. A Malta dovremo alzare la palla, una torre può servire.