Coronavirus Italia: Ancora una stretta. Un’altra. E potrebbe arrivare entro il fine settimana, le ultime

Ancora una stretta. Un’altra. E potrebbe arrivare entro il fine settimana. Stop alla corsetta all’aria aperta, alle passeggiate non destinate alla spesa, al lavoro, per ragioni di salute o altre «comprovate necessità». Stop al supermercato sempre aperto, specialmente nel week-end, e utilizzato come centro di svago per chi non ne può più della quarantena. Se non sono già entrate nelle disposizioni del governo è solo perché ieri a un certo punto Giuseppe Conte ha deciso di aspettare ancora qualche ora. Almeno 24 ore, in modo da sapere se la flessione nella percentuale dei contagi in aumento quotidianamente sarà confermata anche oggi alle 18. Nel primo pomeriggio di ieri tutto sembrava portare all’ulteriore inasprimento delle restrizioni. I controlli massicci del Viminale che martedì fa inserire un divieto in più nell’autocertificazione con il rischio conseguente, per chi dovrebbe stare in quarantena obbligata, di essere denunciato per procurata epidemia; la preghiera ai lombardi del governatore Attilio Fontana di stare a casa «o saremo costretti a prendere provvedimenti più rigorosi»; la stessa minaccia che arriva amplificata a tutti gli italiani dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: «I sindaci hanno fatto bene a chiudere i parchi, non vedo l’esigenza straordinaria di fare proprio in questi giorni, che sono i più rischiosi, attività fisica fuori casa. Se dovremo essere ancora più chiari nella nostra linea lo saremo». Le informazioni raccolte dalla Protezione civile e passate a Palazzo Chigi, sono eloquenti: le scarpe da jogging usate come lasciapassare di fronte alle forze dell’ordine in tutta Italia, le fila di persone ai supermercati che vanno tre-quattro volte a settimana anche più a fare la spesa, come fosse un’ora d’aria conquistata alla prigionia. E ancora: le immagini della metropolitana di Milano e quel dato, svelato dalla Lombardia, del 40% di cittadini che continuano a muoversi all’interno della regione; l’aumento delle sanzioni di polizia, oltre 40 mila in sette giorni, per chi viene beccato a violare le regole. Dopo il vertice di maggioranza, convocato all’improvviso per discutere pure delle misure economiche, invece il premier ha frenato. L’incremento dei contagi sceso dal 12,6% di martedì all’8,4% di ieri dà speranza. Conte vuole verificare di essere sulla strada giusta, che l’andamento più o meno lineare sia la prova che il contenimento sta funzionando: «Significa che gli italiani, tranne poche eccezioni, stanno rispettando le indicazioni». Meglio, per ora, lavorare su quelle eccezioni, lasciando anche più margini di azione alle Regioni e ai Comuni, mentre la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese dà l’ordine di intensificare le ispezioni. Le ordinanze del Lazio vietano già i lunghi spostamenti e comprimono gli orari dei supermercati, aperti tutti i giorni fino alle 19 e la domenica fino alle 15. Vincenzo De Luca annuncia, dopo una telefonata con Conte, l’ok del governo all’utilizzo dell’esercito in alcune aree individuate dalla Regione Campania. Secondo il governatore, il presidente del Consiglio avrebbe confermato di non poter estendere il servizio dei militari sull’intero territorio nazionale, ma «in alcune zone dove – dice De Luca – è necessario dare un segnale di fermezza e di repressione». Non solo in Campania, ma anche, sempre previa richiesta, in altre zone del Sud. In queste giornate di ansia da mura di casa, c’è spazio pure per blitz a effetto e con telecamere al seguito, come quello della sindaca Virginia Raggi al centro di Roma, in un giardino dedicato al fitness e affollato di gente vicino alle Terme di Caracalla. Sono assaggi del decreto che qualcuno si aspettava già ieri ma che potrebbe richiedere più tempo. Al suo posto la ministra dei Trasporti Paola De Micheli e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno firmato un decreto che taglia ancora di più il trasporto ferroviario su tutto il territorio nazionale, i collegamenti aerei e marittimi con la Sardegna e le corse giornaliere nello Stretto di Messina, che si riducono a 4.

 

(La Stampa)