Coronavirus Catania, vigile del fuoco morto: tampone solo dopo 14 giorni – la nota dei sindacati

Distanze non rispettate, tamponi in ritardo di 14 giorni, rischi di contagi a catena. Il quadro in cui il vigile del fuoco catanese Giuseppe Coco ha contratto il coronavirus e ne è stato ucciso disegna una serie di negligenze denunciate da tutte le sigle sindacali (Fp Cgil, Fns Cisl, Uilpa, Usb, Conapo e Confsal), per una volta unite nel chiedere “se sia stato fatto davvero tutto da parte di chi aveva il dovere di tutelare la salute di Giuseppe”. Nella nota, riportata da Repubblica, congiunta si legge: “La morte del collega evidenzia l’estrema difficoltà di effettuare tamponi agli operatori dei Vigili del Fuoco, e non nei casi estremamente necessari, ovvero soltanto tre. Giuseppe Coco è stato sottoposto al test che ha verificato la positività al COVID-19 con un ritardo di due settimane da quando il collega, a causa dei forti malori che accusava e delle condizioni che peggioravano, si è recato di propria iniziativa presso l’Azienda Ospedaliera ‘Cannizzaro’ di Catania. Ad oggi, purtroppo si sono semplicemente comunicate e applicate le conosciute e lacunose circolari dipartimentali che, invece di rispettare i Decreti relativi al contrasto e al contenimento del virus, potrebbero addirittura provocarne la proliferazione: il tutto, a discapito della salute degli operatori del soccorso e dei cittadini”.