Carlo Vizzini: “Trent’anni fa fu diverso, ma paga sempre la città. Palermo in C alla velocità della luce…”

L’edizione odierna della “Repubblica”, riporta le parole di Carlo Vizzini, che trent’anni fa, insieme al sindaco Orlando, fu protagonista della battaglia per salvare il Palermo dal fallimento. Sulla vicenda attuale legata alla retrocessione in C del Palermo, Vizzini si è così espresso: «Le due cose non possano essere paragonate. In quella battaglia ci fu anche una grande componente politica. C’era un intero sistema, legato alla politica, che voleva che non si trovasse una soluzione che invece poteva essere trovata. Ricordo ancora una fideiussione dell’allora Cassa di Risparmio che rimase chiusa per troppo tempo nel cassetto di chi era chiamato a decidere sulla sorte del Palermo. Io e Orlando siamo ancora vivi e in buona salute e possiamo sicuramente affermare che una battaglia è stata vinta tanto che la squadra ripartì dalla C2, ma la morte del Palermo era stata già decisa altrove. Faccio un passo indietro e parlo dello scorso anno quando il Palermo fallì la promozione, come se a Frosinone non avessero lanciato palloni in campo e come se tra Spezia e Parma non fosse accaduto nulla, perché ci era stato detto che il risultato del campo non veniva cambiato. La stessa cosa non accade oggi visto che viene cambiato il risultato ottenuto dalla squadra e viene cambiato per presunte irregolarità commesse in anni nei quali i giocatori che sono in campo adesso non c’entrano nulla. Una decisione sicuramente intempestiva». Riguardo ai problemi già noti sotto la gestione Zamparini: «Abbiamo per mesi sentito parlare di trattative che partivano dalla cifra simbolica di dieci euro e l’accollo di debiti per una cinquantina di milioni. Questa era una implicita ammissione del fatto che la società era praticamente fallita. Se fosse fallita realmente avremmo avuto un curatore e le cose probabilmente si sarebbero potute risolvere in altro modo». Vizzini ha poi parlato della nuova società: «Immagino che per i nuovi proprietari, che stanno presentando le necessarie garanzie di solidità finanziaria, sia stata una fucilata come lo è stata per me. In questo calcio nel quale tutto va con estrema lentezza, il Palermo è stato mandato in serie C alla velocità della luce». Ciò che lascia perplessi è la velocità con cui è maturata la decisione: «Mi auguro che qualcuno ci spieghi perché questa rapidità e mi auguro che nella risposta al ricorso presentato dal Palermo si possa fare luce su quanto avvenuto. Vedendo i precedenti, tra secondo e terzo grado si possono sempre trovare delle mediazioni. Comunque vada il Palermo sarà sempre in difficoltà ma potrebbe avere la possibilità di giocarsela sul campo e, soprattutto, di non ripartire dalla serie C che, tra l’altro, sarebbe un danno gravissimo per la nuova società». Su Zamparini: «Zamparini ha ben altri guai a cui pensare, ma bisogna avere rispetto in assenza di una sentenza della magistratura ordinaria. Colpisce però che la giustizia sportiva, che ha avuto un incredibile ritardo iniziale e una incredibile celerità finale, abbia salvato Zamparini per un vizio di forma». Si può parlare di celerità quando al centro del deferimento ci sono bilanci di tre anni fa? «Sicuramente chi doveva controllare non ha controllato. Mi domando se dietro al deferimento che arriva soltanto adesso ci sono motivazioni che io non riesco a capire. Soprattutto non credo che le squadre italiane, dalla serie A a scendere, siano tutte in regola. In passato abbiamo visto i casi del Milan, del Chievo. Così facendo il conto lo paga solo il Palermo e soprattutto la gente di Palermo».