Benevento, Vigorito non lascia ma raddoppia: «Ci aspetta una B di squadroni. Cagliari, Venezia, Bari e forse Palermo»

Intervenuto ai microfoni di “Ottochannel” il Presidente del Benevento ha esposto la propria posizione in merito al futuro della presidenza giallorossa.

L’incontro di qualche giorno fa con il sindaco Clemente Mastella ha fatto emergere la volontà di iscrivere la Strega al prossimo campionato di Serie B, e la concessione d’uso dello stadio Ciro Vigorito e dell’antistadio Carmelo Imbriani da parte della Giunta Comunale in data odierna confermano quest’intenzione..

«Stasera mi sembra di essere tornato un po’ indietro. Nei primi anni di presidenza ho avuto l’abitudine di saltare gli incontri con la stampa perché mi faceva piacere parlare con la gente, da cui traevo la linfa e la ragione per cui sono a Benevento. In questo momento mi piace socchiudere gli occhi e ricordare quello che ho visto qualche giorno fa in televisione: il sentirmi apprezzato. Quello che ho visto mi ha reso felice, non più importante. Ho visto visi pieni di entusiasmo, che ti invitano a non far venire loro meno quella cosa rotonda che dà loro piacere ed anche dispiacere. Varrebbe la pena dare le dimissioni ogni giorno pur di vedere quella gente felice, raccolta, superando il sentimento di apatia che c’era stato un anno intero. Saremmo poco onesti se dimenticassimo quella che è una delle ragioni per le quali Vigorito stava pensando di andare via, cioè il disinteresse della gente: non mi riferisco all’incasso dei botteghini, ma alla gente intorno che non compensava la necessità di stima ed affetto che non pretendi ma ti aspetti. Poi qualcuno, non so in virtù di quale diritto di libertà e di opinione, esprime il proprio parere ed emette anche la sentenza, “vattene”. Questa non è opinione, opinione significa esprimere con grande trasparenza ciò che si pensa, per poi ascoltare gli altri. Mi sembra sia passato tempo dalla caccia alle streghe e da quando si veniva messi alla gogna senza accuse, questo non è stata la causa della mia decisione di pensare di lasciare il Benevento Calcio. E’ qualche anno che, complice il lock-down e qualche delusione sul campo, complice la disaffezione della tifoseria, ho cominciato a pensare di essere uno in più, uno diverso da quello che porta il pallone. Non era questo che io volevo portare a Benevento, per me il pallone era un mezzo per arrivare al cuore della gente ed ai sorrisi dei bambini, affinché le persone dimentichino i problemi per qualche momento. Questo è stato e resterà il mio approccio con il calcio, e prima che venga sciupato da indifferenza e stanchezza preferivo e preferisco andare via così: con la musica dal Gladiatore, con i fischi del Como, con gli applausi per la promozione in Serie A. Tutto questo si accompagna ad un’estraneità della città e delle istituzioni, fino a due giorni fa quando ho parlato con il sindaco Clemente Mastella, a cui va la mia cordialità, non c’era dialogo.  Mi sembra assurdo che per riprendere il dialogo bisogna litigare, forse è un vizio dei napoletani e dei meridionali. Con Mastella abbiamo parlato della convezione mentre l’orologio dell’iscrizione scorre, delle opere di straordinaria amministrazione di cui il Comune deve farsi carico e che hanno portato a delle scoperture nella tribuna VIP ed alla riduzione degli spettatori da 18mila a 14mila (in caso di promozione in Serie A dovremmo ricostruire). Quello che è dispiaciuto è che tutto questo avveniva senza nemmeno una comunicazione ufficiale, spero per il futuro non sarà così. Era questo che mi aveva stancato nel cuore e nella mente, ma sono convinto che dobbiamo riprendere le vecchie abitudini: di vedere qualche partita di allenamento, quindi la squadra almeno una volta a settimana si allenerà a porte aperte, vorrei che la gente tornasse allo Stadio ed in vista della campagna abbonamenti ci sarà una sorpresa sui prezzi per i tifosi. Questo è un mio impegno, ma l’impegno che chiedo a loro è tingere il Ciro Vigorito di giallorosso. Avremo un anno in cui il Benevento è la squadra con il minor numero di presenze in Serie B, sono arrivati gli squadroni dalla Serie A quali Genoa, Cagliari e Venezia, è salito qualcuno come Bari e forse Palermo, non dimentichiamo anche il Parma e qualche sorpresa. Si parla di squadre la cui composizione societaria è composta da fondi sovrani la cui ricchezza è di miliardi di euro, e questo movimento non può sicuramente aiutare presidenti come me che lavorano da soli mettendo passione e qualcosa di soldi, in posizione di dover rincorrere. Ho l’impressione di essere un cacciatore che va a caccia con fucili che arrivano a 100metri ma gli uccelli stanno a 101metri, perché la canna non ci arriva. Forse insieme Vigorito può ancora essere il presidente del Benevento Calcio, ma insieme è durante il campionato e durante la partita, non nel post-partita o nella sosta».

«Nessuno è mai stato condannato per le critiche, io non ho mai rifiutato il confronto: forse si pretende da me risposte di calcio mentre faccio il Presidente di Confindustria, ma io amo stare in mezzo alla folla. Lo spettacolo della Curva Sud, chiamerei tutto lo stadio così, non è importante quanti fossero ma c’era il cuore: quella gente lì avrà sempre Vigorito, fin quando Vigorito avrà la possibilità di essere presidente. La mia salute gode di ottima efficienza, qualcuno conta gli anni ma non ho nessuna voglia di andarmene in pensione, voglio continuare a fare il Presidente ma insieme a voi, questa è la condizione: da solo posso fare molte cose, non ho bisogno di venire al Ciro Vigorito vuoto per ricordare mio fratello. Lo ricordo perché mi sono comprato un’emozione, e fin quando un solo tifoso dirà “Vigorito non andare via”, allora io non andrò via. Nella vita bisogna dare valore alle cose, io do valore all’affetto umano. Faremo una campagna abbonamenti per le tasche di tutti, aiuteremo chi ha bisogno di essere aiutato, voi date la vostra risposta. Costruiremo una squadra dignitosa che sudi la maglia, come dice la curva, che si presenti in campo con determinazione. Un calciatore che si trasforma in un uomo solo per i soldi non è più un calciatore, ma una cosa diversa; questi non li amo. Vi ringrazio tutti per la pazienza, chi mi ha ascoltato o chi mi ascolterà tramite altri, io sono qui: vi faccio gli auguri e faccio gli auguri a me, sarà un campionato insieme. Una delle mie aziende dice “ascolta il vento, ritorna il futuro”: ascoltate l’uomo che lavora con il vento ed il futuro tornerà un’altra volta»