Bellinazzo: «La Juventus non rischia la B, ma questa vicenda è peggio di Calciopoli»

Il giornalista esperto di economia e finanza, Marco Bellinazzo ha parlato ai microfoni di “TMW” esprimendosi sul caso Juventus:

«Ora è complicatissimo dire se la pena possa essere cancellata o ridotta, in relazione al fatto che non abbiamo le motivazioni. In questo frangente dell’inchiesta il procuratore Chiné sulla base degli atti derivanti dall’inchiesta Prisma di Torino ha detto una cosa molto chiara, cioè che ci sarebbero in quelle carte delle intercettazioni e dei documenti tali da risultare quasi degli atti di confessione dei manager della Juventus sul fatto di aver predisposto un sistema finalizzato a creare plusvalenze fittizie per sistemare i conti e quindi al di là delle esigenze tecniche legate al calciomercato. Questo ha permesso di superare quello che era lo scoglio classico delle inchieste sia sportive che penali sul fronte delle plusvalenze cioè il fatto di non poter determinare con certezza il prezzo giusto nel trasferimento di un calciatore. C’è però un problema molto chiaro, di logica giuridica. Per fare una plusvalenza fittizia occorre che ci sia un club controparte consapevole, conseziente e conpartecipe dell’operazione, altrimenti non si fa. Per questo Chiné aveva chiesto ammende anche per gli altri 8 club? Sì, ma la Corte ha confermato il proscioglimento di queste società. Noi non conosciamo la posizione delle controparti al momento, che probabilmente emergeranno in quel secondo filone che è stato aperto dal procuratore Chine, per il quale potrebbero essere prorogate le indagini che dovrebbero chiudersi entro il 22 febbraio, relative ai club citati nell’inchiesta Prisma come partner della Juventus in queste operazioni opache. Lì potremmo trovare gli altri club che hanno aderito al sistema della Juventus e quindi sono state compartecipi della creazione delle plusvalenze fittizie».

«Verranno punite anche altre società quindi?  Sì, è evidente che debbano essere punite anche altre società perché se il sistema è quello delle plusvalenze fittizie si fanno in due… In questo senso l’inchiesta relativa alla Juventus si è determinata con un’escalation di procedimenti ed indagini, che vanno da quelli della Consob a quelli della Procura di Torino, che hanno fornito il materiale attraverso il quale la Procura Sportiva è arrivata alla sentenza di condanna, che è stata ancora più grave di quella che ha chiesto la Procura guidata da Chiné. Lo scenario che io vedo è questo ed anche i legali bianconeri hanno evidenziato, senza leggere le motivazioni, la differenza di trattamento. Essendo la Juventus una società quotata in Borsa, le ipotesi di reato che sono emerse, dalle plusvalenze fittizie alla manovra stipendi, hanno permesso un’inchiesta molto approfondita, addirittura con intercettazioni telefoniche, cosa che non è avvenuta nei confronti degli altri club italiani, laddove ci sono state analoghe indagini. Non più tardi della scorsa estate è stata archiviata un’indagine sull’Inter, ce n’è una ancora in corso sul Napoli per l’operazione Osimhen. Tutte queste indagini non hanno avuto un esito perché il principio era dimostrare che il valore a cui erano stati venduti certi calciatori era di molto superiore al valore reale. Il problema è che non esiste un parametro per stabilire un prezzo equo nella trattazione di un giocatore e quindi non si può nemmeno imputare l’artificiosità di una certa operazione e quindi il fatto che i prezzi siano troppo alti e che servano a creare delle plusvalenze, tese ad aggiustare i conti».

«Punizione per la Juventus? Questo è il fronte più scivoloso per i bianconeri, quello passibile di conseguenze più gravi. Ci sono risultanze contabili, scritture private che sono state trovate relativamente agli accordi separati fatti con i calciatori. Ci sono evidentemente delle violazioni di norme federali, in quanto quei contratti non sono stati trascritti nei documenti secondo le forme previste dalle norme della FIGC. C’è un apparato documentale rispetto al quale la Juventus ritiene di essersi comportata regolarmente, mentre la Procura di Torino, la Consob e di conseguenza la Procura Sportiva ritengono che ci siano dei comportamenti non corenti con quelle norme e che quindi vadano puniti soprattutto i mancati rilievi nei bilanci dei pagamenti delle mensilità effettuati ai calciatori rispetto alle quali invece erano state annunciati risparmi e quindi tagli e rinunce a quelle mensilità da parte dei giocatori. C’è la possibilità che ci siano delle conseguenze per il club, in particolare delle ammende di carattere economico, ma anche conseguenze importanti per i calciatori che hanno sottoscritto quei contratti, quegli accordi separati senza seguire i veri parametri fissati dalle normative federali. Anche i calciatori e gli agenti hanno un obbligo di depositare gli accordi che fanno con le società. Se gli accordi sono stati scritti in patti che non sono stati depositati secondo le prescrizioni della normativa sportiva, è evidente che abbiamo una violazione di queste regole e la possibilità di sanzioni, magari anche di squalifiche, per quei giocatori che li hanno sottoscritti. Consideriamo la nota ‘Carta Ronaldo’: CR7 ha accetto la riduzione dell’ingaggio, ma non ha firmato il patto integrativo che prevedeva la restituzione di gran parte di quegli emolumenti. Ciò lo rende non passibile di sanzione a differenza degli altri che hanno firmato i documenti non depositati in Lega e in Federazione. Situazione come Calciopoli? Rischia di essere ancora più grave in termini di immagine per il calcio italiano rispetto a Calciopoli. Quella era stata vista all’estero come una vicenda molto interna, legata a beghe politiche del sistema calcio italiano e invece, questo fatto, sia pure in uno stato preliminare di accertamento, i 15 punti di penalizzazione inflitti ad un club che è tra i principali della Serie A, sta facendo molto scalpore all’estero ed è molto comprensibile anche ai non attenti. Non è un elemento che può consentire al calcio italiano di puntare a riprendersi e a rincorrere la Premier League, anzi è esattamente il contrario. La Juventus rischia la Serie B? La retrocessione è nelle teoriche sanzioni che possono essere applicate alla Juventus, ma per arrivare a ciò bisognerebbe accertare un falso in bilancio e quindi violazioni contabili, tali da aver fatto trasparire alla Federazione il fatto che la Juventus possedesse una serie di requisiti economici e patrimoniali che invece non aveva. Questo è molto difficile da dimostrare e bisogna anche considerare che la Juventus nei 3 anni oggetto di indagine ha fatto un aumento di capitale di 700 milioni di euro. In questo senso, mi sentirei di escludere che si possa arrivare a questo tipo di sanzione, posto che non conosciamo tutte le 14.000 pagine che la Procura di Torino ha raccolto e che saranno svelate in dibattimento e prima ancora nell’udienza preliminare del 27 marzo».