Argentini, belgi, brasiliani, svizzeri, uruguaiani, tedeschi, inglesi e francesi. Cinquanta ragazzi d’oro. Tanta voglia di Italia

L’edizione odierna di Tuttosport ha stilato una lista di cinquanta oriundi che potrebbero giocare per l’Italia di Mancini.

Eccolo, il vaso di Pandora. Eccolo il listone, l’elenco dei 50 oriundi che potrebbero seguire i passi di Mateo Retegui, il bomber italoargentino capocannoniere nella scorsa stagione nella Liga Profesional de Fútbol con la maglia del Tigre che il ct Roberto Mancini ha lanciato titolare nelle ultime due gare di qualificazione all’Europeo 2024 contro Inghilterra e Malta. Una scommessa vinta, senza se e senza ma: El Chapita ha ripagato la fiducia con 2 gol nelle prime 2 gare ufficiali giocate, una cosa che, nel nostro Paese, non si vedeva dai tempi di Pierino Prati. Calcisticamente un paio d’ere geologiche, in pratica.

La scelta di puntare su Retegui e, in Under 21, su Bruno Zapelli, volante, centrocampista del Belgrano Córdoba, è stata dunque come scoperchiare il vaso di Pandora. I collaboratori del ct dell’Italia, i vertici della Federcalcio, stanno analizzando, come peraltro ammesso dallo stesso commissario tecnico, molti altri oriundi che potrebbero essere una sorta di Retegui 2.0: «Se li trovassimo in Italia saremmo tutti più felici, ma come a noi sono stati portati via giocatori che avevano fatto tutte le giovanili – ha spiegato Mancini -. Faccio questo lavoro apposta, bisogna prendersi delle responsabilità e quando convochiamo un giocatore gli spieghiamo la situazione e ciò che può accadere. Retegui è giovane, ha bisogno di tempo e se verrà a giocare in Europa o addirittura in Italia come leggo sarà un vantaggio».

Nella lista dei “Retegui del futuro” ce n’è davvero per tutti i gusti, o per meglio dire, per tutti i ruoli, calcisticamente parlando: dai portieri (Matheus Donelli del Corinthians e Bignetti dell’Eintracht) ai difensori (Valentini del Boca Juniors, Ibañez della Roma, Santiago Bueno del Girona, Aude del Lanús, Maturro del Genoa solo per citare ipiù conosciuti), fino ai centrocampisti (Capaldo del RB Salisburgo, Buonanotte del Brighton, Soulé della Juventus, Tanlongo dello Sporting Clube de Portugal e Fraulo del Mönchengladbach) e agli attaccanti, centrali ed esterni (Gino Infantino del Rosario Central, Beltrán del River Plate, Prestianni del Vélez, El Pocho Román del Barcellona, Monticelli dell’Anderlecht). Inutile negare, perché lo dicono chiaramente i fatti, che in azzurro, da anni ormai, ci sia endemica carenza di qualità: dopo l’exploit Mundial di 17 anni fa, con il trionfo in Germania 2006, nel 2010 e nel 2014 sono arrivate due fragorose eliminazioni al primo turno. Peggio, per gli Azzurri, è andata nel 2018 e nel 2022: nemmeno qualificati alla Coppa del mondo, qualcosa di realmente shockante e storico. Mancavano i gol, all’Italia: li ha portati in dote Mateo Retegui da San Fernando, Buenos Aires, Argentina. Nell’Italia, però, c’è carenza anche di qualità e non è una colpa specifica di nessuno: capitano dei momenti di down, in cui fai fatica a trovare un ricambio generazionale che ti garantisca lo stesso livello di senatori ormai sul viale del tramonto. Ecco perché è stato aperto il vaso di Pandora degli oriundi. Ecco perché Mister Mancio non si fermerà a Mateo Retegui: i nipoti dei nostri emigranti possono e vogliono fare qualcosa per ringraziare la Madrepatria. Con un pallone tra i piedi e l’Azzurro sulla pelle.