Abbiati: «Flop Milan? Ultimamente mi vergognavo ad uscire di casa. Gattuso…»

Dopo l’addio al calcio, l’orma ex portiere del Milan, Christian Abbiati, è stato intervistato dal quotidiano sportivo “La Gazzetta dello Sport”. Ecco le sue parole: «Addio senza giocare con la Roma? Nessun problema. In realtà avevo già staccato la spina ed era giusto che con Brocchi, che è il mio migliore amico, fossi schietto. La decisione di ritirarmi è stata una questione di dignità e orgoglio. Ho pensato di smettere dopo il mio sfogo col Chievo, a metà marzo. La decisione definitiva è arrivata dopo il Bologna: avevo fatto il pieno. Vi faccio un esempio emblematico: quando Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello. Io ragiono secondo certi valori che mi hanno trasmesso i vari Maldini, Albertini e Costacurta. A quell’epoca quando ci allenavamo andavamo a mille all’ora. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all’Hollywood. Ormai ero arrivato a un punto in cui il lunedì mattina avevo ansia quando uscivo di casa. Per come andava la squadra mi vergognavo a uscire, anche se la mia coscienza era pulita. Come sto vivendo la nuova situazione? Inizierò a soffrire a metà luglio, quando la squadra andrà in ritiro e io non ci sarò. La realtà è che non mi sono ancora sfogato, non ci ho ancora fatto su un bel pianto. Avrei voluto che succedesse a San Siro con la Roma, ma nulla. Prima o poi crollerò, in privato. Mi mancherà da matti lo spogliatoio. La situazione societaria? Capisco l’esigenza di avere liquidità fresca, ma non vedo un Milan senza Berlusconi. Spero che tenga duro e resti dov’è. Mi piacerebbe molto rimanere. Mi vedrò con Galliani, ma non abbiamo un vero appuntamento e non sarò io a bussare in sede. Però ho bene in mente in cosa potrei esser utile al club. Ad esempio: viene da me l’allenatore e mi spiega che quel certo giocatore non si sta comportando bene. Ecco, io sarei quello che va a prenderlo a calci nel culo. Il futuro di Brocchi? Non so se resterà, di certo con lui si può iniziare un progetto. Per come piace il calcio a Berlusconi, Cristian è l’uomo giusto, ha ottime idee. Ma personalmente non avrei mandato via Mihajlovic: mancava troppo poco alla fine».