Omertà, bugie e depistaggi: gli amici del killer dello Zen si coprono a vicenda
PALERMO – Omertà, versioni contraddittorie e tentativi di depistaggio. È questo lo scenario che emerge dalle indagini sulla rissa notturna di via Spinuzza, culminata con l’omicidio del ventenne Paolo Taormina. Come racconta Virgilio Fagone sul Giornale di Sicilia, gli amici di Gaetano Maranzano, il 28enne dello Zen accusato di avere sparato il colpo mortale, stanno provando a coprirlo, fornendo dichiarazioni discordanti e incomplete.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri e dai magistrati della Procura – coordinati dal procuratore capo Maurizio de Lucia con i pm Maurizio Bonaccorso e Ornella Di Rienzo – almeno quattro degli otto giovani ascoltati sono ora indagati per false informazioni al pubblico ministero. L’obiettivo è ricostruire la composizione della comitiva dello Zen presente la notte del delitto al pub O Scrusciu, di proprietà della famiglia della vittima, e definire i ruoli di ciascuno. «La caccia al branco non è conclusa», scrive Fagone sul Giornale di Sicilia.
Maranzano in carcere, la rinuncia del legale
Gaetano Maranzano, che ha confessato di aver sparato, è detenuto nel carcere di Pagliarelli. Nelle ultime ore ha perso anche la propria difesa: l’avvocato Rosanna Vella ha infatti rinunciato al mandato, comunicandolo alla madre dell’indagato e alla Procura. «Ho rinunciato a difendere Gaetano Maranzano per divergenze sulla strategia difensiva con la famiglia», ha dichiarato il legale.
Gli amici indagati e i nuovi sospetti
Le posizioni più delicate riguardano due amici di Maranzano, entrambi residenti allo Zen. Uno di loro, 27 anni, è considerato il più vicino all’indagato, al punto da essere soprannominato “fratello” e da condividere con lui serate, tatuaggi e foto sui social.
A casa sua, i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Piazza Verdi hanno sequestrato le collane d’oro che Maranzano indossava la notte dell’omicidio – catene con crocifissi, pistole e un ciondolo con la scritta “King” – riconosciute grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza.
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Secondo le testimonianze raccolte, questo giovane avrebbe partecipato attivamente alla rissa, colpendo con bottiglie di birra alcuni presenti. Una testimone ha riferito che Paolo Taormina sarebbe stato colpito alla testa con una bottigliata, perdendo i sensi, e poi finito con un colpo di pistola alla nuca sparato a bruciapelo da Maranzano.
La fuga e le prove video
Dopo l’omicidio, Maranzano sarebbe fuggito a bordo della propria Ypsilon insieme a tre amici, in una corsa a folle velocità verso lo Zen, ripresa da diverse telecamere comunali e private. Le stesse immagini mostrano anche le fasi della rissa nel locale.
I fotogrammi, aggiunge Virgilio Fagone sul Giornale di Sicilia, sono stati acquisiti agli atti del provvedimento di custodia cautelare. Maranzano appartiene a una famiglia di pregiudicati dello Zen, già nota alle forze dell’ordine per precedenti legati a droga e violenza.
La sensazione, tra gli inquirenti, è che la verità sull’intera dinamica debba ancora emergere: troppi silenzi, troppe bugie, e un gruppo deciso a coprire uno dei suoi.
