Stadio di proprietà: al centro del progetto Palermo di Mirri-Di Piazza. La situazione in Italia e nei principali campionati europei

Un argomento, quello dello stadio di proprietà, molto caro alla nuova società del Palermo guidata dal duo Mirri-Di Piazza. Il presidente Dario Mirri ne ha parlato in diverse occasioni: «Il Palermo deve avere una casa propria, che il comune ci dia il diritto di superficie o il diritto di proprietà, il Palermo necessita di poter lavorare sulla sua casa». Infatti, l’idea di Mirri è quella di restaurare il “Renzo Barbera” e renderlo uno stadio moderno, coperto e fruibile ogni giorno e ad ogni ora. Il Palermo di Mirri e Di Piazza è ripartito da nove mesi e sin da subito ha guardato molto in avanti. A differenza del passato, dove ci sono state tante parole, questa volta si sta cercando di fare qualcosa di concreto ed avere un diritto sullo stadio potrebbe comportare la svolta per il Palermo e per la città di Palermo nel suo complesso.

Fino a qualche anno fa il campionato italiano era considerato tra i più belli, difficili e competitivi del mondo ed i principali calciatori mondiali bramavano dalla voglia di esibirsi nei nostri stadi per dimostrare la loro bravura cimentandosi e raffrontandosi col nostro calcio. Ad un tratto il crollo, un declino verticale sotto gli occhi di tutti e la causa principale è la quasi totale mancanza di stadi di proprietà. Sì perché lo stadio di proprietà non crea introiti legati esclusivamente al prezzo del biglietto per assistere alle partite, bensì consente attraverso la realizzazione di musei, ristoranti, cinema, un incremento sostanziale dei ricavi, permettendo così, nel giro di pochissimi anni, di rientrare dalla spesa sostenuta per la sua realizzazione.

Spagna (16), Inghilterra (15) e Germania (9), sono le nazioni con la più alta percentuale di stadi di proprietà e non a caso in termini di incasso sono da tempo tra le prime al mondo. Se negli altri campionati europei gli stadi di proprietà sono al 19%, in Italia abbiamo il triste primato di fanalino di coda con sole 5 strutture: l’Allianz Stadium di Torino, lo Stadio Friuli (meglio noto come Dacia Arena) dove gioca l’Udinese, il Mapei Stadium casa del Sassuolo, il Benito Stirpe di Frosinone e l’Atleta Azzurri d’Italia dove gioca l’Atalanta.

La legge c’è, o meglio ci sarebbe, perché da anni è sepolta in un cassetto ed i governi che si susseguono e la Lega non fanno assolutamente nulla per accelerarne il processo forse perché gli impegni sono sempre tanti ed il tempo poco, ma così facendo si assiste ad una paralisi senza precedenti. Mai come in questo momento il nostro calcio avrebbe bisogno di coraggio e spallate forti per abbattere questa sorta di immobilismo burocratico.