Sorrentino: «Rimpianto? Avrei meritato la Nazionale. Alla Juve mi dissero: “Buono solo per l’Eccellenza”»

L’edizione odierna de “La Repubblica” ha realizzato un’intervista all’ex capitano del Palermo Stefano Sorrentino che oltre ad essersi espresso sui playoff e sui rosanero, ha anche parlato della sua carriera e della serie A.

Ecco qualche estratto:

«Donnarumma, Buffon, Radu, Terracciano… nel mirino della critica. La nuova generazione di allenatori pretende la costruzione dal basso che porterà benefici ma anche più rischi. E il margine di errore cresce anche con i migliori. Se Pirlo falliva un dribbling non lo vedeva nessuno. Sbaglia il portiere e sono dolori. Miei playoff in carriera? Con il Torino. Vincemmo contro il Perugia ma, immediatamente dopo, i due club fallirono e niente serie A. Che serve per sbaragliare il lotto delle pretendenti? In teoria è tutto semplice: quasi sempre vince il più forte, ma deve essere anche quello che corre di più e sta meglio mentalmente».

«Per chi tifo per lo scudetto? Avendo avuto Pioli come allenatore, mi fa piacere che stia ottenendo grandi affermazioni. Da bambino, la mia prima squadra, a Cagliari, fu il Monte Urpinu. Indossavo la numero nove, il gol mi dava brividi, forse in reazione ai dispiaceri di papà (mitico ex del Catania, ndr) che, quando ne prendeva uno, era intrattabile. Poi passai alla Gigi Riva, un nome, una garanzia, e il mio idolo era Maradona tanto che mio padre, dopo una partita di Coppa Italia contro il Napoli, si fece regalare da Diego una maglia con autografo che conservo come reliquia. Crescendo non fai più tifo, sono legato alle squadre in cui ho giocato».

«Dal 9 all’1: com’è successo? Per caso e per Rino Rado (ex Bologna e Catania, ndr). Un giorno piombò da me disperato: “C’è un torneo giovanile importante e non ho nessuno. Tuo padre è portiere, avrai qualcosa di lui?”. Mi venne in testa: “Va bene, se mi dai la fascia di capitano”. Ricordo la faccia stupita di papà quando mi consegnò il premio come migliore in campo. Rimpianto? Avrei meritato una convocazione in Nazionale. È vero che ho dovuto combattere con mostri sacri, ma c’è stato un periodo, quando Buffon era infortunato, nel quale hanno chiamato tanti sostituti e, almeno per un’apparizione, potevo starci anch’io. Sono comunque felicissimo della strada percorsa anche se nelle giovanili della Juve nelle relazioni scrissero: “Buono al massimo per l’Eccellenza”. Quante cose fa oggi Sorrentino? Sono proprietario del Chieri, commentatore per Mediaset e procuratore. Non mi lamento».