Sassuolo, Carnevali: «Ripartenza? 3 gare in 7 giorni, tanti club non sono strutturati per questo»

Giovanni Carnevali, dirigente del Sassuolo, è intervenuto a Radio 1 Rai, dicendo la sua sulla ripartenza del calcio. Ecco alcuni stralci del suo intervento:

Dieci partite alle 17.15, tutte nel fine settimana, nessuna di queste a Napoli e Lecce, oltre metà delle partite alle 21.30 e una 50ina alle 19.15. Cosa può dirci su questo? A voi questo può star bene?
«E’ una situazione di emergenza, basta pensare al protocollo. E’ una situazione complicata e difficile, ci sono delle situazioni, di una difficoltà enorme, da portare avanti. Credo che la Lega organizzerà le partite con buon senso, darà a tutti la possibilità di giocare nei vari orari, senza agevolare nessuno. Bisogna pensare a giocare senza guardare ad altro. Bisogna portare avanti l’azienda calcio che è una delle tante aziende che deve riaprire, che è in difficoltà e deve tornare a lavorare. Se pensiamo ai Mondiali, ci sono tante partite da giocare nel pomeriggio. Ci saranno dei problemi non solo per gli orari ma più che altro per le 3 gare in 7 giorni e tante società, soprattutto le medio-piccole non sono strutturate. Ci saranno problemi con gli infortuni, soprattutto se pensiamo alla prossima stagione. Dobbiamo però pensare alla nostra azienda e se la nostra azienda è in difficoltà tutti dobbiamo rimboccarci le maniche e andare a lavorare per risollevarla»

Cosa potrebbe succedere in caso di parziale riapertura degli stadi? Ci sarà il caro biglietti?
«I tifosi sono una delle parti più importanti e la società di calcio deve tenerne conto. Non giocare con i nostri tifosi è un dispiacere, sarebbe una delle ultime cose da fare, ma in questo momento siamo costretti a fare così. Non credo che si parlerà di caro biglietti ma dobbiamo affrontare velocemente a questo argomento, già da noi si sta parlando di gente nei cinema e nei teatri, nelle altre nazioni stanno parlando della gente allo stadio e noi non dobbiamo arrivare sempre in ritardo, siamo sempre in ritardo. Noi in Italia andiamo troppo piano, parlo di sistema. Il calcio è fatto di organizzazione, programmazione, non si può rischiare quello che stiamo rischiando in questo periodo, sapendo che sarà un campionato ‘falsato’, utilizzo questo termine tra virgolette, perché non sarà un campionato regolare come se fosse finito nei tempi giusti»

In Italia manca di più il coraggio o il buonsenso? «L’aspetto culturale di noi italiani, che pensiamo sempre a noi stessi, invece il nostro mondo non ha una visione futura e guarda sempre all’immediato e questo sistema non ci porterà da nessuna parte. Occorre programmazione, managerialità, occorre buonsenso e non la paura. Sappiamo che dovremo convivere con il virus per parecchio tempo, dobbiamo rischiare ma anche vivere. Il calcio è gioia e divertimento e anche passione, il poter iniziare è come quando tu dopo 2 mesi chiuso in casa torni ad andare all’aria aperta e ricominci a vivere, e noi dobbiamo vivere e sopravvivere»