Sabatini: «Ricordo ancora quando Zamparini pianse per una giocata di Pastore in allenamento…»

Intervistato da “TeleOne” ospite di “Notte Rosa” l’ex ds del Palermo Walter Sabatini ha parlato dei suoi trascorsi in rosanero tra gioie e rimpianti.

Ecco le sue parole:

«Zamparini era un presidente che voleva essere importante, lui non accettava l’idea di una sorta di inferiorità sancita per plebiscito popolare o giornalistico. Zamparini voleva credere ad un Palermo che si potesse misurare alla pari con tutti anche sul mercato, perché mi dava veramente licenza di poter fare cose impensabili. Io andavo in giro per il mondo con la sfacciataggine e l’arroganza, che Zamparini stesso mi aveva trasferito nel trattare nel mondo del calcio. Gli sono veramente grato e debitore per tutta la vita. Il suo carattere un po’ turbolento in qualche maniera me lo ha trasferito, ma con la sua turbolenza lui i problemi li sanava. Un personaggio raro di una cultura inqualificabile. Pastore e l’aneddoto delle scarpe che gli comprò Zamparini? Il presidente aveva un’attrazione fatale per Javier. Quando io mandai un dvd a Zamparini con le migliori giocate di Pastore, che in quel periodo militava nell’Huracan, il presidente mi ha chiamato subito dopo aver visto quelle immagini e mi disse: ‘Ma lei questo giocatore l’ha già preso?’. Ed io cercavo di fargli capire che sulle tracce di Javier c’erano Milan ed altri top club europei. Lui mi disse apertamente: “Non me ne frega un c***o, prenda l’aereo e vada in Argentina immediatamente. Le do due giorni di tempo!’. Quando effettivamente Pastore arrivò in Austria, Zamparini lo prese in macchina e lo portò a comprare le scarpe come se fosse suo figlio. Io ho un ricordo fantastico dell’arrivo in ritiro di Javier. Eravamo in campo a giocare con una rappresentativa locale, Zenga era l’allenatore. E quando Pastore arrivò vidi Zamparini molto emozionato. A quel punto io chiamai Zenga e gli dissi: ‘Walter, anche se è appena arrivato, fallo giocare anche solo per 5-10 minuti, tanto è un ragazzo, sta bene. Non c’è alcun problema’. E Zenga lo fece giocare per dieci minuti nel secondo tempo. Pastore andò in campo e tirò fuori dal cilindro una giocata, che ancora oggi ho impressa nella mia mente, passando in mezzo a due avversari e verticalizzando successivamente per Miccoli che andò in gol. Io avevo Zamparini seduto dietro, verso la mia destra. Dopo quella giocata mi girai verso il presidente e vidi Zamparini commosso, piangeva. Io ero imbarazzatissimo perché non sapevo se fargli capire quello che avevo visto o meno, ma lui mi disse con il suo solito tono: ‘Hai visto sta giocata? Mi sono commosso, perché il calcio è una bellezza…’. Piangeva di commozione, Zamparini era un uomo raro, anzi unico. Cosa ci vuole per scovare dei talenti come Pastore? Nel caso di Javier ci vuole molta fortuna ed anche una fede incrollabile, perché io non guardo mai partite senza la speranza che ci sia un giocatore che mi colpisca, questo da sempre. Se io vedo una partita non la vedo mai distrattamente, ecco perché le partite le vedo sempre da solo, senza avere nessuno vicino a me: questo mi distrae. Durante la partita tu vedi un colpo, una giocata particolare e dentro al campo capisci che sei difronte o meno ad un talento, ad un giocatore forte».