Roma e i “torti subiti” in finale Europa League: ora Taylor rischia uno stop

Potrebbe avere delle ripercussioni sul suo futuro l’arbitro Taylor.

A Roma non si parla d’altro che dei «torti subiti» nella finale di Europa League, eppure qualcuno già intravede il lieto fine di questa triste storia. Anche se la “ferita” impiegherà un bel po’ a rimarginarsi, le polemiche del dopo Budapest stanno unendo ulteriormente l’ambiente; al punto che il cerchio in cui s’è stretta la squadra nella nottataccia ungherese, ascoltando in religioso silenzio l’arringa motivazionale di Mourinho, sta diventando una sorta di testuggine degna della miglior strategia militare romana.

L’Uefa sta continuando la sua indagine sul post partita infuocato della Puskas Arena, analizzando (col supporto dei video circolati sul web) le dure proteste dello Special One nei confronti di Taylor. José rischia una squalifica pesante, ma anche l’arbitro può essere fermato dai suoi vertici: la direzione non è piaciuta al designatore Rosetti e il fischietto internazionale potrebbe restare lontano a lungo da serate così prestigiose. E mentre il Papu Gomez, a Sportitalia, ha detto che «l’arbitro è stato bravo» e che «forse erano i giocatori della Roma a chiedere un po’ troppo», la rabbia dei fan giallorossi è finita anche sui muri della città: «Taylor, Roma non perdona».

La tensione, purtroppo, è ancora a livelli alti di guardia, al punto che degli agenti britannici starebbero sorvegliando l’abitazione dell’arbitro (il suo indirizzo è circolato su diversi gruppi), preoccupati da azioni dimostrative o ritorsioni. Sempre ieri, la moglie di Rui Patricio, Veronica Ribeiro, ha stemperato la tensione, raccontando una “divertente” confessione del figlioletto Pedro, anche lui contrariato per la sconfitta col Siviglia. «Il signor arbitro deve comprare degli occhi nuovi perché quelli che ha sono danneggiati – il pensiero del piccolo, raccontato dalla madre – deve andare in quel negozio dove vendono gli occhiali, perché dovrebbero vendere anche gli occhi per lui, non può lavorare senza vedere bene». Il calcio visto attraverso lo sguardo dei bambini è ancora un gioco innocente e senza esasperazioni.