Riforma campionati, Ghirelli scrive a Casini e Balata: “Non basta tagliare le squadre”

Il presidente della Serie C Francesco Ghirelli ha scritto una lettera indirizzata a Balata e Casini sul tema della riforma dei campionati.

“Caro Lorenzo, caro Mauro, incontriamoci”. Inizia così la missiva che Francesco Ghirelli, presidente di Lega Pro, ha inviato a Lorenzo Casini e Mauro Balata, numeri uno rispettivamente di Lega Serie A e Serie B. Tema, la riforma dei campionati, argomento che ha portato anche a diverse frizioni all’interno delle leghe in passato: “Vi propongo di farlo nella bellissima Città di Firenze. Ci siamo parlati in queste settimane, dobbiamo fare un passo decisivo in avanti. Fra pochi giorni si apriranno i campionati del mondo in Qatar e, per la seconda volta consecutiva, non scenderanno in campo gli azzurri. Il calcio italiano deve tornare ad essere competitivo, questo deve essere il primo obiettivo. Per riuscirci dobbiamo predisporre un progetto concreto di riforma del sistema calcio, con tempi certi e risorse finanziarie per i settori giovanili”.

Giovani e non solo: i temi della lettera. Fra gli argomenti trattati, i giovani en anche il progetto seconde squadre, “che rappresentano un progetto di formazione vincente in Europa e anche in Italia, a partire dalla crescita dei calciatori per la propria nazionale, passando dai vantaggi che ne possono trarre i club, con l’esempio positivo della Juventus che, in questa stagione, sta cominciando a trarne evidenti benefici. Il ritardo italiano nella formazione dei giovani è evidente, e dobbiamo lavorarci subito. Facciamo un esempio: dall’ultimo report CIES si nota come solo l’8,4 per cento dei giocatori di Serie A siano calciatori formati nel settore giovanile del club di appartenenza. La differenza con la Liga spagnola è abissale, dove questi tipi di calciatori sono il 21,7%, ma il nostro ritardo è evidente anche con la Ligue 1, 14,3%, Bundesliga, 13,2%, e Premier League, 13,1%”.

Due strade. “Se davvero abbiamo la concreta volontà di fare la riforma dei campionati, ci sono – scrive Ghirelli – solo due strade:
a) una proposta con uno spettro temporale attuativo di tre/quattro anni in modo che gli interessi di breve periodo dei club attualmente in organico non siano di ostacolo;
b) una proposta da attuare subito, qualora il calcio non potesse aspettare. Allora occorrerebbero subito risorse finanziarie. […]
Vi è poi la necessità di rinvenire ulteriori risorse dalla revisione della Legge Melandri. Non c’è in Europa un sistema calcistico così penalizzante come quello italiano per le serie sottostanti da parte di quelle di prima divisione in termini di solidarietà (si pensi ai contributi elargiti in Europa dalle serie maggiori a quelle inferiori durante la pandemia)”.

La riforma deve essere ispirata – prosegue Ghirelli ad una cultura altamente di sistema: mission dei campionati, sostenibilità economica, regole alla base e poi, solo come ultimo elemento di discussione, il numero delle squadre, Chi parte dai numeri non vuole la riforma, questa è la storia degli ultimi sessanta anni. Unica riforma, o meglio autoriforma, è stata quella del 2012 della Serie C che si è ridotta da 90 club a 60 club: non abbiamo risolto nulla. O tagliamo tutti i numeri o il taglio delle squadre della Serie C è “una presa per i fondelli”, utile solo per dire tagliamo ma… non risolviamo nulla. Per capire questo, bisogna focalizzarci sui dati dell’ultimo Report Calcio FIGC: il deficit del calcio italiano è stato pari a circa 1 miliardo la serie A (20 club), 116 milioni la serie B (20 club), 96 milioni la Serie C (60 club). Se tagliamo trenta squadre di serie C, potrà diminuire il passivo totale di circa 40 milioni di euro: sarebbe questa la soluzione al problema del
calcio italiano? Ma di che parliamo? Dopo aver definito la riforma sui tre punti basilari, la Serie C è pronta a discutere sulla riduzione del numero dei club. Logicamente stessa cosa debbono fare la
Serie A e la Serie B”.

Nuova Coppa Italia? “La riforma deve prevedere – continua la missiva di Ghirelli a proposito della competizione nazionale – formula all’inglese, Davide contro Golia; maggiore e più equa suddivisione delle risorse finanziarie; partita unica giocata nello stadio del club meno forte; organizzazione a carico di FIGC, che deve essere ente garante. Un punto cruciale per il calcio italiano, ove l’unità ci può dare forza, è quello della rigenerazione degli stadi e dello sviluppo delle infrastrutture sportive. Noi stiamo lavorando sull’idea progettuale dello stadio come nuova centralità urbana, in cui il calcio è l’aggregatore e l’acceleratore di processi di sviluppo (digitalizzazione, transizione ecologica, sistema di trasporti leggeri, territorialità e forti sinergie con altre discipline sportive, ecc). Un progetto concreto che coinvolge i Club, i comuni proprietari degli impianti e gli investitori. Lega Pro svolge il ruolo di “cabina di regia” mettendo a disposizione expertise specifiche nella strutturazione operazioni di partenariato pubblico privato (PPP): è questo lo strumento individuato per concretizzare gli investimenti.

La chiusura. “Caro Lorenzo – scrive Ghirelli a Casini – noi abbiamo bisogno che la Serie A eserciti la sua necessaria leadership nel calcio italiano, se ne avverte la mancanza. Il tema da porsi è che abbiamo bisogno di una Lega di Serie A unita, capace di capire le esigenze delle altre leghe e di ragionare a sistema. Noi abbiamo bisogno che il calcio italiano torni competitivo in Europa e nel mondo (sopra lo abbiamo ricordato per la nazionale italiana), sai perché? I club di serie A e la lega di A saranno felici e noi contenti, avendo dei vantaggi di gioia sportiva ed anche di risorse. Incontriamoci, prima ho indicato Firenze, ma possiamo farlo anche a Roma”.