Repubblica: “Var su chiamata in Serie A. Ma la Fifa chiude la porta”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’ipotesi del Var su chiamata. Il cosiddetto challenge, nome mutuato dal tennis, dove sono i giocatori in campo a chiedere la revisione al monitor dell’azione contesa. Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio e sostenitore antico di questa proposta (oggi meno convinto), se ne è fatto carico: in fondo il responsabile degli arbitri della Fifa è Pierluigi Collina, un interlocutore privilegiato per il nostro Paese. Tuttavia, Collina ha fatto sapere che la Fifa è assolutamente contraria. I motivi sono tanti: già oggi l’assistente dell’arbitro davanti alla tv controlla tutto, imporre di rivedere un determinato caso vorrebbe dire sfiduciarlo. Poi: togliere la visione continua che garantisce un occhio attento su ogni singolo episodio (vedi il rigore concesso al Verona contro la Juve, sfuggito a tutti in campo e in panchina ma non al Var) produrrebbe una “moviola” più soft. In più è concreto il rischio che le lamentele di giocatori e allenatori possano essere anche più accese, qualora la richiesta di challenge non produca una decisione arbitrale a favore. Il primo round ha quindi visto sconfitti quei club italiani portabandiera della proposta. Su tutti, i presidenti De Laurentiis, Cairo, Commisso, non a caso i più critici col Var in questi mesi. Ma la sconfitta potrebbe comunque trasformarsi in una vittoria: da giorni, con il rendimento arbitrale in evidente calo, il tema è diventato oggetto di un confronto continuo tra il presidente Gravina e il designatore degli arbitri italiani Rizzoli. Che ha prodotto la condivisione di una linea di intervento più drastica, rinnovando l’invito di inizio stagione agli arbitri, fin qui poco recepito: “Andate di più al video”. Messaggio per evitar polemiche sterili nel finale di campionato. Questo produrrà un maggiore ricorso alla tecnologia per tutti gli episodi fortemente controversi: nelle idee di Figc e arbitri, un caso come quello di Napoli-Lecce, con l’arbitro che sceglie di non rivedere il presunto fallo da rigore su Milik fidandosi della propria percezione, andrebbe evitato.