Repubblica: “Palermo, l’incubo dei bimbi malati di Covid in un mese ricoveri raddoppiati”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul covid a Palermo e sui bambini ricoverati.

La scelta del Di Cristina è di ricoverare sempre un genitore insieme con il bambino; ma in terapia intensiva mamma e papà non ci possono entrare. E allora medici e infermieri consolano e sdrammatizzano, come hanno fanno con Carlo, 7 anni, che ha sofferto tanto la mancanza della mamma: la mascherina dell’ossigeno fa meno paura se c’è chi ti dice che puoi far finta di essere un sub.

All’Ospedale dei Bambini l’area giochi è stata dismessa perché l’alternativa sarebbe stata quella di transennarla. E nei giorni della nuova paura Covid — con i contagi che salgono e la minaccia di nuove varianti — la sala d’attesa è un ampio spazio vuoto che si affaccia su un giardino bagnato di pioggia. Al secondo piano del padiglione maggiore, al reparto Malattie infettive, i piccoli ricoverati lo guardano dai vetri. Se anche i giochi ci fossero, loro non potrebbero usarli. Sono chiusi nelle stanze, isolati.

Sono i bambini ammalati di Covid. Erano 3 a ottobre, sono stati 309 dall’inizio della pandemia. Sono stati 8 a novembre, più del doppio del mese precedente. «Il virus — dice Claudia Colomba, che dirige l’unità operativa complessa Malattie infettive pediatriche — sta tornando a circolare in modo preoccupante». «Il vaccino per la fascia 5-11 anni è una priorità» dice Marilù Furnari, responsabile della direzione medica del Di Cristina che teme l’arrivo di un nuovo picco come quello di agosto quando in un solo mese i ricoverati sono stati 65. Ma che soprattutto sta facendo i conti con un nuovo inaspettato fenomeno: il ricovero di minori che hanno preso il Covid senza sintomi e che poco dopo essere guariti sono finiti in ospedale perché un banale rinovirus si è trasformato in una polmonite grave. Ma come stanno i bambini positivi che finiscono in ospedale? Quanti anni hanno? Sono figli di no-vax? L’età media dei ricoverati da marzo 2020 è di 4 anni e 3 mesi con una degenza di circa 5 giorni e un solo decesso, quello di una bambina che aveva un’altra patologia.