Repubblica: “Clamoroso a Nyon. Frittata Champions, dalle tv ai derby i paletti nelle urne. Ecco le dieci partite che non escono mai”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla gaffe dei sorteggi Champions League.

La Champions League ha un tabù. Anzi, almeno dieci. Dieci gare inedite, mai viste, mai giocate. La ripetizione del sorteggio, ieri, ha messo di fronte per la prima volta nella storia del torneo Atletico Madrid e Manchester United. Singolare, per due frequentatori abituali dei salotti dell’aristocrazia europea. Ma il vizio non si esaurisce qui. Ci sono almeno 10 super sfide che fino a oggi non sono mai state celebrate in Champions. Il Manchester United aspetta ancora di incrociare le connazionali Liverpool e City. E la squadra di Guardiola nel curriculum non ha un solo confronto col Milan né con l’Inter. L’Inter inoltre non ha mai incrociato neanche il Psg e l’Atletico, e neppure la Juve: d’accordo, il derby d’Italia sarebbe possibile solo nei quarti, ma quello di Milano si è visto due volte ravvicinate (2003 e 2005). Anche Atletico-City, Atletico- Psg o Juve-Psg sono inediti, e chissà quanti in più se ne potrebbero contare.

Una spiegazione c’è. Il sistema è stretto nel cappio della prevedibilità. Non è un caso che siano capitati Chelsea-Lille e Psg-Real: secondo la statistica, due dei tre accoppiamenti più probabili (il più quotato era Chelsea-Real). C’è voluta la ripetizione del sorteggio, ma la previsione è stata soddisfatta. Complotto? Niente affatto. Il frutto, semmai, di paletti che finiscono per rendere quasi “annunciati” i sorteggi, pilotando almeno la distribuzione delle squadre.

Si comincia già ad agosto: la Uefa, per motivi di audience televisiva, fa in modo di alternare i club dello stesso Paese nei giorni di gara. Così, quando l’Inter era stata sorteggiata nel Girone D, automaticamente la Juventus è stata esclusa dalla possibilità di finire nei gironi A, B o C, altrimenti avrebbe giocato in concomitanza con i nerazzurri. Lo stesso accade per Real e Barcellona. A questo bisogna aggiungere la divisione per fasce di merito, che divide le squadre in 4 gruppi, con i vincitori dei campionati e delle due coppe europee nella fascia più alta e gli altri a scendere in base al rendimento europeo. In più, resta il divieto di affrontarsi tra club dello stesso Paese, a cui aggiungere i vincoli politici che impediscono di mettere di fronte club di Paesi in guerra o in aperta ostilità. Una rete di prescrizioni che contribuisce a creare incroci quasi fissi ogni anno. Prendete l’Inter: i paletti con cui erano distribuite le squadre in estate hanno fatto sì che per due anni di fila trovasse di fronte gli stessi avversari, il Real e lo Shakhtar, in un girone identico, o quasi.