Peretti: «Io cresciuto con il mito di Piquè. Non avverto la pressione. Negli allenamenti…»

Da ragazzino i gol era abituato a farli, adesso ferma gli attaccanti con il piglio del veterano. Due partite da titolare hanno messo in mostra le doti di Manuel Peretti, con lui in campo, contro Acr Messina e Corigliano, il Palermo non solo ha vinto ma è rimasto con la porta inviolata. Del suo passato da attaccante nelle giovanili del Verona è rimasto soltanto il soprannome di Apache che campeggia sul suo Instragam. «Me lo diede un mio compagno, in riferimento a Tevez spiega -. Devo dire che segnavo tanto, nei Giovanissimi Nazionali avevo fatto 20 gol».
Da attaccante come si diventa difensore? «Ho giocato anche davanti alla difesa e da mezzala. Il primo anno in Primavera c’era molta qualità a metà campo e l’allenatore ha deciso di impiegarmi come difensore centrale col compito di impostare l’azione. Negli ultimi 2 anni in questo ruolo ho reso bene ed è diventato quello definitivo». I numeri sono dalla sua parte. «Mi fa molto piacere, il difensore moderno deve essere capace a far partire l’azione, ma in Italia deve essere più bravo a difendere, la differenza la fa il reparto arretrato. Basta vedere le grandi squadre: non prendono gol e possono vincere pure di misura».
Come il Palermo… «Ci proviamo e in trasferta ci sta riuscendo molto bene». È cresciuto col mito Tevez? «No, giocando a centrocampo ero pazzo di Busquets, da quando sono difensore provo a ispirarmi a Piqué».
Nonostante i 19 anni, in campo ha la freddezza di un robot. Non prova emozioni? «Non avverto mai la pressione, giocare a calcio deve essere un divertimento. Negli allenamenti do il massimo e se hai preparato bene tutto, quando arriva la partita sei tranquillo». Questo quanto dichiarato dal difensore del Palermo Manuel Peretti ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.