Morganella panchina e polemica, ma certe volte il silenzio è d’oro

Michel Morganella e la ritrovata panchina. Fino a poco tempo fa lo svizzero sembrava destinato ad un campionato da titolare tra le fila del Palermo. Le belle parole di Tedino nei suoi confronti. Le impressioni emerse dal ritiro. La probabile partenza di Rispoli. Le prime gare ufficiali, tra Tim Cup e campionato, disputate dal 1′. Poi, complici le prestazioni sottotono e la permanenza di Rispoli, la scelta del mister rosanero è ricaduta sul terzino destro campano, con quest’ultimo pronto al rilancio dopo un tira e molla durato dal primo all’ultimo giorno di mercato.

Contro Empoli e Foggia a Morganella, che a Brescia aveva festeggiato le 100 presenze in maglia rosanero, è toccata la panchina. Una decisione che non è andata giù alla moglie dell’esterno svizzero, che tramite un post pubblicato sui social ha espresso il proprio disappunto: “Essere un uomo vero non paga sempre, ma rendi la tua famiglia fiera di chi sei”. Una frecciata i cui probabili destinatari sono società e allenatore. Una polemica da un lato comprensibile, ma che sembra non tenere conto della fiducia dimostrata negli anni dal club di viale del Fante a Morganella.

Basti pensare al rinnovo del contratto arrivato circa due anni fa. Tutti ricorderanno il grave infortunio causato al classe ’89 da Mario Rui in uno scontro di gioco nel marzo 2015. Lesione del legamento crociato posteriore del ginocchio destro e stagione finita, nel periodo forse di maggior splendore dello svizzero. Eppure in quell’occasione, con il contratto in scadenza il 30 giugno 2016, la società decise di rinnovarlo fino al 30 giugno 2018.

E se quello di Johana Morganella è stato uno sfogo più o meno velato, affidato ad una storia di Instagram, non si può certo dire lo stesso di quanto affermato qualche mese fa dall’agente dello svizzero, Mauro Bousquet. Al termine della passata stagione, infatti, il procuratore del terzino rosanero dichiarava: “Il nostro stato d’animo? Impotenti e delusi per un anno ad assistere a questo scempio. Ci sentiamo presi in giro”. L’annuncio polemico di un addio che ai tempi sembrava certo, anche perché lo stesso Michel aveva salutato così il proprio pubblico: “Sono arrivato qui a soli 18 anni e dopo 9 stagioni mi sento uno di voi, un palermitano. Spero sia solo un arrivederci”. Toni del tutto diversi da quelli del suo agente. D’altronde Michel, a parte l’episodio del battibecco con il pubblico palermitano al termine di Palermo-Atalanta (era il 3 febbraio del 2013 e l’incontro era terminato 1-2), è un beniamino della tifoseria rosanero.

E allora perché definirsi un “palermitano” e annunciare l’addio in uno dei momenti più bui della storia calcistica del Palermo, invece di scegliere di restare al fianco dei colori rosanero? Perché, dopo l’inaspettata permanenza a Palermo, non accettare con sportività una panchina? Certe volte il silenzio è d’oro, d’altronde nel calcio è solo il campo a dover parlare.