Marchetti ds Cittadella: «Palermo collettivo forte ma diremo la nostra. La Serie B campionato più bello d’Italia»

Il ds della squadra veneta si prepara alla sfida in casa dei rosanero con la consapevolezza che sarà una gara difficile

Il Palermo, dopo le sconfitte contro Lecco e Sampdoria, è tornato alla vittoria mettendo al tappeto per 1-0 il Brescia, nella gara valida come recupero per la seconda giornata di recupero del campionato. Adesso, però, è ora di cercare continuità e per farlo dovrà superare il Cittadella che domenica arriverà al Barbera. Anche la squadra Veneta è reduce da una vittoria contro il Brescia dopo due sconfitte consecutive (Pisa e Cremonese entrambe per 2-1) e cercherà di conquistare un risultato positivo in casa dei rosanero.

Proprio in vista del match il ds dei venenti, Stefano Marchetti, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di a Ilovepalermocalcio.com

Domenica sarete ospiti del Palermo per la 13^ giornata del campionato di Serie B, che tipo di gara crede possa venire fuori?

«Si affronteranno due squadre pronte a giocare a visto aperto, in uno stadio storico e davanti un pubblico che può essere, per loro, un vantaggio importante. Entrambe le squadre cercheranno, con le loro qualità, di imporre il gioco. Il Palermo è una squadra costruita per il salto di categoria e conosciamo il loro valore. Dovrà essere un Cittadella al 100% per riuscire a fare una prestazione importante contro una squadra forte».

Durante il calciomercato estivo avete cambiato diversi elementi, lei è molto abile a pescare in categorie inferiori che, poi, in Serie B riescono a dire la loro.

«È una filosofia che porto avanti da tanti anni. Credo che Cittadella sia la piazza giusta dove poter fare questo tipo di calcio, un calcio diverso da altre piazze dove ci sono meno pressioni e obiettivi diversi. Anche noi vogliamo fare bene e vorremmo arrivare a fare il massimo, ma dobbiamo farlo percorrendo una strada diversa da piazze come Palermo, Sampdoria o altre. Dobbiamo cercare di pescare calciatori di qualità che ambiscono a provare la categoria per la prima volta. La Serie B, lo sappiamo, è una categoria difficile ma fino ad oggi siamo riusciti a conquistare buoni risultati».

Diverse squadre puntano al salto di categoria in questa stagione. Secondo lei, il campionato è più livellato verso l’alto rispetto agli anni passati o no?

«È sulla falsa riga degli anni scorsi. Lo ritengo il campionato più bello d’Italia perché c’è il giusto equilibrio, senza gare scontate, la prima può perdere contro l’ultima. Tutti possono sognare di disputare i playoff. In Serie A, invece, c’è molta differenza tra le prime e le ultime, con un divario economico importante. In Serie B c’è sempre una sorpresa e una squadra che ti stupisce, come il Catanzaro in questo avvio».

A proposito di sorprese, il Cittadella qualche anno fa sfiorò la promozione in Serie A arrivando in finale playoff. L”obiettivo è provarci nuovamente?

«Dobbiamo farlo attraverso la nostra filosofia con calciatori che possono crescere. Non possiamo programmare la Serie A a Cittadella, cioè non possiamo costruire una squadra che lotti per la promozione ma dobbiamo crescere attraverso un percorso. Noi dobbiamo andare per step; il primo obiettivo è mantenere la categoria poi alzeremo l’asticella per provare a raccogliere il massimo. Non possiamo programmare come può fare una piazza come Palermo».

A Cittadella le pressioni sono minori rispetto ad altre piazze e lo scorso anno, nonostante qualche risultato negativo, Gorini non ha mai rischiato il posto. Per l’allenatore non essere messo in discussione ogni domenica quanto è importante?

«Per come ragiono io tantissimo. L’allenatore è al centro del progetto, deve sentirsi tutelato e deve sentire la fiducia. Nel calcio, spesso, si dicono frasi del tipo “l’allenatore non rischia” e subito dopo viene esonerato. Noi, per mentalità e filosofia, non ci facciamo condizionare sempre e solo dal risultato. Bisogna valutare il lavoro, se si lavora bene i risultati arrivano. Ho sempre ragionato così».

In questa prima parte di stagione avete lasciato, forse, un po’ troppo la porta aperta (17 gol subiti, ndr) e avete una delle peggiori difese del campionato. Cominciando dalla sfida in casa del Palermo inizierete a chiudervi meglio?

«No, non ci chiuderemo. Abbiamo il nostro modo di giocare e anche a Palermo cercheremo di farlo. I numeri, però, parlano chiaro, prendiamo troppi gol. Dobbiamo cercare di crescere e migliore sotto questo aspetto. Dobbiamo trovare una solidità difensiva attraverso il nostro gioco».

Il pubblico di Palermo è molto caloroso e ogni settimana fa sentire il proprio apporto. Secondo lei può essere un fattore in grado di fare la differenza sia in positivo che in negativo?

«Assolutamente sì. Il pubblico di Palermo è competente, è una piazza che ha disputato la Serie A in maniera importante. Anche durante la settimana senti l’importanza di giocare in una piazza di un certo tipo. A volte ti galvanizza ma può essere anche un’arma a doppio taglio. Un calciatore di poca personalità può sentire la pressione di giocare a Palermo».

In estate avete operato molto sul mercato, uno dei colpi che avete piazzato è il classe 2003 Claudio Cassano. Se lo aspettava già così protagonista alla prima stagione tra i ‘grandi’?

«A dire il vero mi ha sorpreso molto in maniera positiva. Ci aspettavamo facesse bene ma non mi aspettavo questa personalità e questa maturità. È giovane ma sembra un calciatore fatto, sa cosa vuole. Sia in campo che fuori ragiona in maniera molto matura, ha personalità. L’aspetto tecnico lo conoscevo, ma mi ha stupito in positivo sotto l’aspetto caratteriale. È un ragazzo molto interessante».

C’è un calciatore del Palermo che teme maggiormente e che magari chiederà al mister e ai suoi di guardarlo con più attenzione?

«Il Palermo è una squadra con una buonissima identità, mi fa paura il collettivo che è di ottimo livello. Hanno calciatori forti nell’uno contro uno e nelle ripartenze. Fare un nome è difficile perché i nomi sono tanti, noi dovremmo essere bravi a giocare da squadra. Sarebbe più facile arginare uno o due calciatori ma loro hanno un organico forte, quindi dobbiamo giocare da squadra per dire la nostra».