Maradona: spuntano altri 100 milioni per gli eredi

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Maradona e i nuovi 100 milioni spuntati per gli eredi.

La montagna finora ha spostato un topolino, almeno a quanto emerge. Perché a un anno dalla morte di Diego gli è stato intestato lo stadio San Paolo – quello dell’Argentinos gli fu dedicato nel 2004 – atti d’amore che non hanno prodotto granché effetti economici. Mentre il Napoli che ha prodotto delle maglie digitalizzate con la faccia di Maradona ha scatenato più battaglie legali, che prodotto guadagni. Visto che Ceci ha venduto i diritti – che gli eredi contestano – per 24 mila euro e il Napoli ha prodotto circa 6 mila maglie per un valore di circa 100 mila euro. Mentre incommensurabile è il valore del patrimonio Maradona. Perché una cosa è la ricerca che gli eredi e i loro legali stanno facendo per scoprire vari tesori occulti per il mondo. Un’altra è quello che potranno produrre i diritti sui brand del campione. E in questo senso la guerra degli eredi potrebbe produrre anche effetti negativi. Prendete per esempio la Puma, per decenni sponsor tecnico di Diego, e che oggi – voci non ufficiali – non appare più interessata al marchio Maradona, per evitare problemi legati “allo stallo messicano” prodotto dalla guerra fra eredi.

Almeno 100 milioni Secondo fonti argentine vicine agli eredi sarebbe questo il valore del patrimonio del Pibe in dollari, fra i beni conosciuti gioielli (un anello prezioso da 300mila euro), terreni, immobili di pregio a Buenos Aires, sei auto di lusso, addirittura un carrarmato in Bielorussia, alcuni investimenti a Cuba, in Venezuela e in Italia, scuole calcio in Cina. Ma i legali sono scatenati a scoprire il sommerso, visto che sul conto sono stati trovati poco meno di 6 milioni di dollari. C’è chi sostiene che Maradona sia morto povero e solo. Mentre chi gli stava attorno magari è riuscito a occultare importanti capitali. Addirittura fra le varie ricerche ce n’è una che porterebbe a un’azienda esportatrice di grano che ha avuto importanti commesse a Cuba e Venezuela grazie ai rapporti con Fidel Castro e Chavez di Diego, che doveva ricevere compensi rilevanti.