Lungo le tracce dell’amore: breve storia del Palermo calcio

I bambini che giocano a pallone per strada, nelle strade lastricate di sampietrini sotto il sole cocente, sono soltanto uno dei tanti modi possibili per raccontare le origini del calcio giocato in quella splendida isola che è la Sicilia.

 

Per raccontare la storia del calcio siciliano da un altro punto di vista è possibile spostare il focus sulle varie iterazioni del Palermo Calcio. Questa squadra, infatti, ha assunto nel corso degli anni lo status di simbolo come poche altre, riuscendo ad attecchire anche al di fuori del luogo d’origine. I rosa nero, con le loro tribolazioni, il loro carisma e le loro abilità sono riusciti a unire più di quanto abbiano fatto tanti altri fenomeni nel corso degli anni in Italia.

 

Ancora oggi andare allo stadio è una pratica vista con grande amore dai cittadini del luogo ed è comunque qualcosa da consigliare a chiunque si ritenga appassionato di questo sport, a prescindere dalla serie dove milita il Palermo. 

 

Prima di concedersi allo spasso delle tribune, però, vi consigliamo di avere l’accortezza di usare un deposito bagagli nelle vicinanze dello stadio, così da poter lasciare al sicuro valigie, borse e altri ingombri e potersi godere la magia del tifo.

 

Oggi vogliamo ripercorrere da vicino la storia della squadra più importante di Palermo, simbolo del calcio siciliano ed emblema delle difficoltà e della tenacia calcistica..

Dalla fredda Inghilterra alla calda Sicilia

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La storia del Palermo calcio affonda le sue radici all’inizio del secolo scorso, all’interno di un contesto sportivo molto diverso da quello attuale. Ci sono diverse fonti, anche discordanti, sulle modalità che portarono alla fondazione della società sportiva ma due sono quelle che più hanno il favore dei tifosi e degli storici.

 

La prima vede protagonista Ignazio Pagano, membro di una famiglia dell’alta borghesia locale, che tornato da Londra aveva fatto conoscenza con un nuovo sport: il football. A questo Pagano presto si appassiona, ed è proprio la passione e l’amore per il calcio a portarlo a fondare, insieme a un gruppo di amici, l’Anglo Palermitan Athletic And Foot-Ball Club. 

 

La seconda teoria vede nel fondatore del Palermo calcio la figura di Joseph Spadafora Whitaker, inglese di stanza a Palermo che decide di portare in città uno sport fino a quel momento assente.

 

In entrambi i casi, i colori scelti inizialmente sono il rosso e il blu; secondo l’edizione di Novembre 2022 del magazine Calcio2000, infatti, questi colori sarebbero stati scelti seguendo la vecchia colorazione della squadra inglese del Portsmouth.

Tra guerre, fusioni e cambi di nome

L’inizio del Palermo calcio, esattamente come è successo per la stragrande maggioranza delle squadre del sud di quegli anni, è stato umile: tornei regionali, partite amichevoli e tanta voglia di crescere; rispetto alla concorrenza, però, la squadra si dimostra fin da subito combattiva, vincendo per diversi anni di fila la Coppa Lipton, una competizione molto legata al territorio del Sud Italia.

 

La prima guerra mondiale, poi, cambia un po’ le carte in tavola e costringe il mondo intero ad uno stop; alla fine della guerra, il Palermo Football si vede costretto a cambiare nome, in favore del bizzarro Racing FBC a livello regionale; questo, fortunatamente, viene presto cambiato in USP o Unione Sportiva Palermo.

 

Durante il corso degli anni Venti, la squadra inizia a fondersi e ad inglobare al suo interno diverse altre associazioni locali, come l’Unione Sportiva Leoni, lo Sport club Libertas Palermo o la Vigor. In contemporanea arriva il necessario per permettere la nascita del primo vero campionato meridionale.

 

La nuova Palermo calcio, forte delle fusioni e dei giocatori, arriva inizialmente in prima divisione e poi, durante il corso del 1931, direttamente nella Serie A del tempo. A dieci anni dall’ingresso in serie A, il Palermo Football si fonde con quella che era la prima squadra della città, ovvero l’unione sportiva juventina Palermo.

Dalla Seconda Guerra Mondiale fino al primo grande scandalo

Pochissimi anni dopo la fusione con l’USP scoppia la Seconda Guerra Mondiale e, poiché la Sicilia viene dichiarata campo di battaglia, le attività sportive vengono sospese. È necessario aspettare il 1945/46 per ricominciare a parlare di Palermo Calcio, stavolta sotto il nome di Unione Sportiva Palermo. Con questa nuova identità la squadra vince ben due campionati regionali e ricomincia la scalata verso la massima serie d’allora.

 

A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la squadra ondeggia tra serie A e serie B, portandosi a casa un paio di risultati ancora oggi storici. Sotto la guida del presidente Renzo Barbera, a cui ancora oggi è dedicato il principale stadio di Palermo, la squadra riesce ad arrivare in 2 finali di Coppa Italia (rispettivamente contro Bologna e Juventus, in entrambi i casi purtroppo perse).

 

A inizio anni ‘70 la squadra retrocede in serie B, tornando brevemente in A e restando poi in B fino a metà anni Ottanta. Qui inizia una triste spirale discendente: prima la retrocessione in C1 durante il campionato 83-84 e poi il primo grande scandalo durante il campionato 1986-87. Il Palermo venne radiato dalla FIGC a causa dei molteplici debiti accumulati, con tanto di fallimento dichiarato dal tribunale dieci giorni dopo l’avvenuta radiazione.

 

La squadra fu salvata soltanto grazie all’interessamento congiunto di imprenditori e politici, come Leoluca Orlando: questi permisero la ricostituzione dell’Unione Sportiva Palermo durante il Gennaio dell’87. Grazie a una speciale deroga della FIGC, inoltre, alla squadra fu permesso d’iscriversi direttamente al campionato di serie C2 nel 1987/88.

Il ritorno in Serie A con l’era Zamparini e i nuovi grandi risultati

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Durante il corso degli anni Novanta, il Palermo fatica ancora a trovare il suo posto nella massima serie: la squadra ritorna brevemente in serie B, vince una coppa Italia di Serie C nel 92/93 ma non riesce a fare il passo di qualità, almeno fino alla stagione 2001/2002.

 

A cambiare le carte in tavola ci pensa il subentro di Maurizio Zamparini che tra investimenti corretti e una squadra rinnovata riuscì a far tornare il Palermo in serie A dopo ben 31 anni di assenza

 

I primi anni della nuova gestione sono scoppiettanti: guidati da Francesco Guidolin, la squadra riesce a qualificarsi per ben tre anni di fila alla Coppa UEFA: un risultato fino a qualche anno prima fuori da ogni portata.

 

Da lì in poi la situazione si tranquillizza, con il Palermo che continua ad orbitare intorno alla serie A sfiorando diverse volte la Champions League e raggiungendo anche una finale di Coppa Italia durante il corso del 2010-2011, poi purtroppo persa contro l’Inter.

Il ritorno in B, la pandemia, il presente

Durante il 2012-2013 il Palermo abbandona la serie A dopo ben nove stagioni, per poi rientrare l’anno dopo. La squadra rimarrà nella massima serie fino alla stagione 2016-2017; l’annus horribilis per la squadra però sarà il 2018-2019:

 

Infatti, al termine del campionato di quell’anno la squadra sicula viene esclusa dai play off a causa di un’importante penalizzazione, pari a 20 punti. Questa penalizzazione è stata inflitta alla squadra per illeciti amministrativi commessi dalla gestione, negli anni che vanno dal 2014 al 2017.

 

Durante il corso del 2019 la situazione peggiora ancora, con la FIGC che per inadempienza finanziaria estromette la squadra dalla categoria di appartenenza: ancora una volta tocca al tribunale di Palermo mettere la parola fine alla parabola calcistica di una città, con una nuova dichiarazione di fallimento.

 

La nuova squadra, prima chiamata Palermo Società Sportiva Dilettantistica e poi Palermo Football Club (durante il 2020), nel 2019 entra in serie D, per venir poi promossa alla categoria successiva. Durante la stagione 2021-2022 viene promossa in serie B dopo la vittoria ai play off e dopo aver raggiunto gli ottavi di finale della Coppa Italia corrispondente.

 

Una storia senza dubbio arzigogolata, che mette in evidenza alcune delle storture delle squadre italiane ma che come poche altre riesce a mostrare il forte amore che i cittadini e i giocatori hanno provato per un simbolo di caparbietà e riscatto.