Lo sfogo del medico di famiglia: «Ho una paziente positiva da 2 mesi. Ai fan di Zangrillo dico…»

E’ lo sfogo di chi è stato, ed è ancora, in prima linea. Di chi è il primo contatto fra la popolazione e il sistema sanitario, il primo numero da chiamare quando i sospetti e i sintomi allarmano. Massimo Comunale è un medico di famiglia di Guastalla, Bassa reggiana; il covid ha colpito una trentina di suoi assistiti, uno purtroppo è morto. Lui stesso ha rischiato grosso, quando all’inizio di marzo sei fra medici e infermieri della sua medicina di gruppo si sono contagiati. Al momento ha, fortunatamente, una sola paziente positiva al coronavirus, ma lo è da due mesi, ed è comprensibilmente stanca e sfiduciata. Dopo aver sentito le parole del dottor Raffaele Zangrillo (“Il Covid non esiste più, qualcuno terrorizza il Paese”), questo camice bianco di provincia si è sfogato su Facebook con pragmatismo e sarcasmo. Ecco le sue parole ai microfoni di “Repubblica.it”: «Dieci tamponi positivi. Sta bene, è solo sfinita. Io non posso permetterle di uscire. Il professor Zangrillo ha molti estimatori, ha bucato lo schermo con la sua sparata. E allora io invito i sostenitori di Zangrillo a far visita alla mia paziente. Andate a prendere un caffè, vi assicuro che è buonissimo. Con la cremina fatta al momento. Ovviamente senza mascherina e senza distanziamento. Non meno di mezz’ora. Chi ci sta?». L’invito, che è ovviamente una provocazione, «è rivolto ai tanti negazionisti e complottisti. A tutti quelli che non credono ci sia stata la pandemia. E pure Comunale ne ha incontrati, persino nel suo ambulatorio. Qualcuno gli ha detto: “Cosa vuoi che siano 34mila morti su 60 milioni di abitanti? L’invito è per tutti quelli che “oddio la mascherina uccide più del virus”, è per tutti quelli che “uccide più l’infarto che il virus”. Sono davvero tanti e sono fra noi. E’ una occasione fantastica. Poter dimostrare al mondo che il virus non infetta più nessuno, che le restrizioni sono assurde, che ha sempre avuto ragione Trump. I pochi tamponi che facciamo sono tutti negativi, e allora forza e coraggio, in marcia verso la Bassa. Guastalla è troppo lontana? Non scoraggiatevi. Vi recate nell’Ospedale più vicino e chiedete di fare volontariato attivo nella terapia intensiva. Senza mascherina e senza guanti, senza visiera. Da veri eroi. I miei pazienti? Loro si sono fidati di me, delle mie informazioni e della mia autonomia. Per loro sono stato una bussola, ho fornito loro le buone e le cattive notizie. Fin dall’inizio ho insistito sulla pericolosità degli ambulatori, mi hanno ascoltato: se all’inizio di marzo gli ambulatori erano assediati, ora si fa tutto quel che si può telefonicamente. Il virus ha colpito durissimo, ha ucciso tante persone, ne ha rese fragili moltissime altre. E se a settembre od ottobre ci sarà una seconda ondata, non possiamo farci trovare impreparati».