La carica di Retegui: «Felice dell’azzurro. Pronto per giocare un grande europeo»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista a Retegui.

Il centravanti dei due mondi colpisce ancora. Con impressionante e sconosciuta regolarità, almeno per noi. Quello di cui aveva bisogno l’Italia che va sempre all’attacco progettando grattacieli ma spesso costruisce villette bifamiliari. Due palloni, due reti al Venezuela, una per tempo, l’essenzialità del calcio sublimata nel ruolo sintesi per eccellenza: quello del 9 che deve segnare alla prima occasione. «Ho desiderato questa maglia con tutte le forze e farò di tutto per meritarla».

Mateo Retegui è felice, ha la faccia da bravo ragazzo e le parole educate da una famiglia che gli è accanto, in particolare papà Carlos, detto “el Chapa”, “la lamiera”, quando era giocatore di hockey su prato in Argentina, per rendere l’idea della corazza fisica che ha trasmesso al figlio. Mateo gli somiglia, potente, “garra” sudamericana e cuore però italiano. Sognava una notte così, l’abbraccio finale a Fort Lauderdale dei tifosi innamorati di lui. Ora che è sbarcato a New York lo skyline azzurro promette di non avere limiti.

Come si dorme dopo due gol così? «Benissimo. Riposato, sereno, felice di aver dato il massimo. Era importante giocare bene e vincere come ci aveva chiesto l’allenatore. Negli ultimi tempi era stato difficile anche per l’infortunio».

Papà Carlos è spesso accanto a te: quanto è importante? «La famiglia mi è sempre vicina e mi aiuta a diventare quello che sono. Erano felicissimi della mia prestazione. C’era anche il mio padrino, ci siamo abbracciati, abbiamo preso un caffè tutti assieme. È stato un bel momento. A loro sarò sempre grato».

Quattro gol in cinque partite. Ritornano i paragoni con Batistuta, il modello cui forse aspiri… «Calma, restiamo con i piedi per terra. Non guardo troppo avanti, qui c’è da lavorare tanto e migliorare giorno per giorno per diventare sempre più forte. Sono qui con l’Italia ed è un gran risultato. Devo ringraziare due persone: Mancini che mi ha chiamato e Spalletti che mi ha confermato».

Pronto per l’Europeo? «Io sono sempre pronto per giocare. Più sto bene più sono tranquillo e più tutto è facile. Il calcio è la mia vita. Però mancano tanti giorni alla Germania. Io non so se giocherò l’Europeo, il c.t. ha detto che nessuno ha il posto fisso. Se non andrò, farò il tifo per l’Italia. Il posto devo guadagnarmelo».