Italia-Macedonia. Il Barbera spegne i fischi all’inno dei macedoni

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla gara di ieri alò “Barbera” persa dall’Italia contro la Macedonia, in particolar modo sull’ondata azzurra che ha invaso lo stadio.

Un’ondata azzurra da tutta la Sicilia e non solo. La semifinale dei play-off per l’accesso al Mondiale del 2022 ha portato a Palermo tifosi provenienti da tutta Italia, specialmente famiglie che hanno approfittato del clima primaverile per un lungo weekend nell’Isola. I presupposti per la serata di speranza (alla fine svanita) ci sono tutti, al «Barbera», per la prima partita in uno stadio pieno al massimo della capienza, da quando è iniziata la pandemia di Covid-19.

Le misure straordinarie previste per l’iingresso scaglionato dei tifosi non hanno creato né problemi, né particolari assembramenti al di fuori dell’impianto, dove l’unico spicchio rimasto vuoto è la parte inferiore del settore ospiti. In quella superiore, invece, il gruppo di sostenitori macedoni ha fatto sentire il proprio calore a Trajkovski e compagni. Palermo, ancora una volta, risponde presente all’arrivo degli azzurri e dà alla squadra di Mancini il sostegno che lo stesso commissario tecnico sperava di trovare. Unico neo della serata: i fischi di una sparuta minoranza all’inno della Macedonia del Nord. Durati giusto qualche manciata di secondi, sommersi dagli applausi del resto dei presenti al «Barbera», ricambiati dai tifosi ospiti al termine dell’esecuzione. Poi, tutti in piedi per l’inno di Mameli, cantato a squarciagola e seguito dai cori per ricordare il trionfo estivo di Wembley: «I campioni dell’Europa siamo noi», cantano i tifosi sugli spalti, quasi a esorcizzare il timore di una sfida da dentro o fuori, per tornare al Mondiale dopo il clamoroso flop del 2017.

Non mancano i soliti cori destinati ai «rivali» catanesi, per quanto in campo non ci sia il Palermo. Ma il clima da partita è lo stesso, almeno, quello che si vedeva fino a pochi anni fa, con lo stadio gremito in ogni ordine di posti. All’ingresso delle formazioni, il più acclamato è Chiellini, fuori dai titolari per questa partita e in prima fila ad incitare la curva nord. C’è un applauso particolare anche per Sirigu, presente in panchina. Forte il suo legame con Palermo e con il Palermo, il club che lo ha lanciato nel grande calcio, facendolo esordire in Serie A e facendolo arrivare in Nazionale. Il portiere, nella giornata di mercoledì, ha visitato insieme all’altro ex rosanero Belotti e al presidente federale Gravina il museo di viale del Fante, dove sono esposte le maglie di entrambi.

Non erano le uniche vecchie conoscenze, nella spedizione azzurra guidata da Mancini: seppur per pochissime partite, hanno indossato la maglia del Palermo anche Cristante, Emerson e Joao Pedro. Nel tripudio di bandiere tricolori, infine, ne spicca una diversa dalle altre in gradinata: è quella dell’ Ucraina, con su scritto «pace» e il disegno di un cuore, per mostrare vicinanza al popolo ucraino, invaso e bombardato dai carri armati russi. Anche all’ingresso delle squadre, sul campo, è apparso il messaggio della Uefa, sia in inglese che in caratteri cirillici. Un auspicio che va al di là del risultato di questi play-off, per il calcio e per tutta l’Europa.