Italia, la guerra al “pezzotto” è entrata nel vivo

Le sanzioni prevedono fino a 3 anni di reclusione e 15 mila euro di multa

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla guerra al “pezzotto”.

La guerra al “pezzotto” è entrata nel vivo. La Camera ha approvato all’unanimità (252 voti a favore) il ddl antipirateria che fornisce gli strumenti per intervenire con immediatezza sul reato di diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore e inasprisce le pene per chi lo commette. Adesso la palla passa al Senato. Per lo sport si parla di un danno da oltre 300 milioni l’anno, come hanno più volte sottolineato anche i protagonisti del nostro calcio. Tra i primi a lanciare l’allarme, anni fa, l’a.d. della Lega A Luigi De Siervo, che alla luce del nuovo provvedimento commenta: «Finalmente è stato messo a fuoco quanto sia centrale bloccare questo terribile fenomeno criminale che colpisce non solo lo sport, ma tutto il sistema audiovisivo. Per dare una misura del danno la A ha perso un miliardo negli ultimi 3 anni».

La norma, presentata a fine novembre con Federico Mollicone di Fratelli d’Italia come primo firmatario, attribuisce all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) il potere di ordinare ai prestatori di servizi di disabilitare l’accesso a contenuti diffusi in maniera illecita, anche adottando provvedimenti cautelari in via d’urgenza e senza contraddittorio. Per capirci, se prima per sospendere la diffusione di una partita era necessaria una trafila che si esauriva praticamente a gara conclusa (per la gioia dei pirati), adesso, grazie a una piattaforma ad alta tecnologia, si potrà far interrompere la trasmissione illegale degli incontri di calcio (e non solo) entro 30 minuti dall’inizio.

Con la collaborazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ci si concentrerà sul Dsn (Domain Name System), andando al colpire il cuore del sistema, ovvero quello che permette di vedere su pc, tablet e smartphone i contenuti diffusi da un determinato indirizzo della Rete. L’AgCom trasmetterà quindi alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma l’elenco dei provvedimenti di disabilitazione adottati, con l’indicazione dei prestatori di servizi e degli altri soggetti cui sono stati notificati. Le sanzioni prevedono fino a 3 anni di reclusione e 15 mila euro di multa.