Il timbro di Baldini sul gruppo rosa che si gioca la serie B

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo che si gioca la serie B con Baldini.

Un rombo di tuono – di chi, se non di Brunori salito al secondo gradino del podio dei marcatori di sempre in una sola stagione, a due passi dal mitico Luca Toni? – e poi brividi infiniti quelli di un Palermo in attesa di atterrare su un sogno. La sfida finale sarà col Padova. Ma Baldini e i suoi l’hanno già vinta con sé stessi. Il riscatto del tecnico, dopo diciotto anni, e la rivalsa di un gruppo che ha avuto l’abilità trasformare i suoi difetti in virtù aprono ben altre strade. Un’escalation sempre più inarrestabile ai confini ormai della storia.

E tutto questo grazie soprattutto a Baldini che in carriera si è dimostrato in grado di far lievitare quasi sempre i club con cui ha lavorato e che, nello specifico, ha saputo con umiltà esaltare le caratteristiche dei giocatori, nascondendone, con il gioco d’insieme, le lacune e favorendo la crescita tecnica. Non con tutti, però, il feeling è stato così unico come quello che si è creato con i palermitani. Baldini aveva un conto in sospeso e l’ha voluto saldare. Per questo ha parlato di «destino» non come luogo comune, ma commosso e sincero riconoscimento all’entusiasmo della città per un finale da incorniciare, quasi perfetto.

I rosa non perdono dal 5 marzo, 1-2 con la Virtus Francavilla fuori casa, sconfitta seguita un mese dopo dalla clamorosa conferenza cult a Potenza quando i suoi vennero salvati sul filo di lana dalla rimonta dei soliti Soleri e Brunori, dodici minuti memorabili, come il finale al Barbera contro l’Entella. Da allora, il Palermo ha giocato altre 14 partite senza mai finire al tappeto Lo sfogo, la spettacolare scenata “baldiniana” accompagnata dalla presa di coscienza di calciatori che avrebbero potuto ribellarsi una volta definiti «imbecilli…in senso buono e privi di attributi» un lavoro meticoloso, i sintomi della riscossa. Senza dimenticare, l’uscita di Mirri che, mostrando piena solidarietà al tecnico, inchiodava lo spogliatoio a un esame di coscienza e a un solo traguardo: vincere sempre e comunque. Un intervento nel momento cruciale per guardarsi dentro e decidere se c’era ancora voglia di combattere insieme, per affrontare i play-off con il massimo obiettivo.